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Avellino, chi ha paura resti nello spogliatoio

“Chi ha paura, resti nello spogliatoio”. Non c’è nessuna frase migliore, se non quella pronunciata dal grande Nereo Rocco, che fotografi la situazione in casa Avellino. Dopo la figuraccia colossale in casa del Latina, si torna al Partenio-Lombardi. Arriva un Pescara in crisi e con mezza squadra lasciata a casa tra infortuni, squalifiche e defezioni di ogni sorta. Non ci sono alibi per nessuno. Per il tecnico (un punto in due gare al suo arrivo), per i calciatori (Castaldo in primis), per la società (che in settimana ha chiarito con Enzo De Vito che la stagione non è fallimentare smentendo lo stesso patron che pochi giorni prima aveva dichiarato il contrario e ci sono le registrazioni televisive ed audio ndr). C’è tanta confusione attorno ad un Avellino che appare spezzato nello spogliatoio. Spezzato da lotte intestine tra una vecchia guardia che fa il bello e il cattivo tempo e i nuovi arrivati che si sentono disorientati da una stagione che doveva portare ai play-off e che ora deve chiudersi, speriamo, anticipatamente, con una salvezza tranquilla. Non interessa a nessuno il modulo che Marcolin adotterà. “Con me vedrete un bel calcio – disse alla presentazione – Due tocchi e via. Le mie squadre giocano così”. Bene. In 180 minuti non abbiamo visto nulla. Ma non è colpa di Marcolin, si dice negli ambienti calcistici, sponsorizzato dalla Gea e da De Mita jr. A noi, non interessa nulla. Interessa chiudere la partita contro il Pescara e mettersi in sicurezza. In sicurezza con la salvezza, per intenderci. Perchè al resto non ci pensa più nessuno. Si dice che nel calcio conti molto l’estetica. Bene, non adesso. Non ora. Perchè l’Avellino deve dimostrare alla città e alla provincia, e a tutti quelli che la seguono in Italia e nel Mondo, che ha ancora un briciolo di orgoglio. Quello lo dovranno dimostrare i calciatori e l’allenatore. Stasera: proprio stasera. Serve vincere. Non importa come. Ma bisogna farlo. Costi quel che costi. Non ci interessa essere belli. Servono i tre punti. Per archiviare una stagione che rischia di diventare pericolosa in caso di ennesimo flop. I calciatori, gli stessi di Latina, dimostrino quindi che quella è stata solo una giornata da dimenticare. Lo dimostrino coi fatti e non a parole. Si giocherà di sera. Le temperature sono in calo.  Non ci sarà nemmeno l’attenuante concessa dal gran caldo come confessò a fine gara contro il Latina capitan D’Angelo. Si giocherà col fresco. Si dice che il fresco liberi la mente. Bene. “Liberiamola” la mente, “liberateci” dall’angoscia di dover soffrire in questo finale di campionato. Chi ha paura resti nello spogliatoio, allora. Chi non ce la fa, alzi la mano. Una volta – si dice – è per sempre. Buona partita.

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