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Vincere in rimonta: quando vittoria è sinonimo di pazzia

La vittoria in rimonta è una vera e propria forma di sadismo. La più grande soddisfazione per chi la ottiene e il più grande dolore per chi la subisce. Perdere e poi vincere, magari per più volte, nel corso della stessa partita. Roba da vietare ai deboli di cuore. Non si vince in rimonta tutti i giorni e soprattutto non lo si può fare senza cuore. Cuore, grinta e fiducia nei propri mezzi. Ah, senza un po’ di sana follia non si va da nessuna parte. È questo l’elemento chiave: la pazzia. Senza pazzia non si riscrive il destino quando tutto sembra già deciso. A maggior ragione quando l’impresa avviene in una finale. Basti pensare a tre finali su tutte: Supercoppa Italiana del 2006, finali di Champions League ’99 e ’05. L’Inter di Mancini è sotto 3-0 con la Roma di Spalletti. Poi pareggia e vince ai supplementari con il gol di Figo. Nasce il mito della “pazza” Inter, nasce un ciclo di vittorie impressionante.

La rimonta in finale evoca ricordi molto meno piacevoli ai tifosi di Bayern Monaco e Milan. Nel ’99 Johansson, allora presidente Uefa, abbandona anzitempo la tribuna e si prepara a premiare i tedeschi. Giunto in campo la sorpresa è però grande: “i vincitori piangevano e gli sconfitti ballavano”. A vincere infatti è lo United, grazie alle reti nel recupero di Sheringham e Solsjkaer. Per la serie “la partita finisce quando l’arbitro fischia”. La rimonta più brutale e pazza della storia ebbe però luogo ad Istanbul nel 2005. Il Milan è avanti 3-0 alla fine del primo tempo e già pregusta il sapore di quella che sarebbe stata la settima Champions. Poi accade qualcosa di inverosimile e la coppa vola in Inghilterra. Non si può spiegare, se non con tre parole: this is football. Nel suo piccolo anche l’Avellino nelle ultime stagioni si sta regalando imprese del genere. Quest’anno sono due (Lanciano ed Ascoli) le vittorie in rimonta.

La gara di ieri ha riportato alla mente quella contro il Modena del 2005-2006. Una partita consegnata alla storia. Un cocktail di emozioni ad alto tasso alcolico. L’Avellino va sotto 3-1 al Partenio, poi agguanta il pareggio con una doppietta di Biancolino nel giro di un minuto. Il Modena poi trova il 4-3. Ma i lupi non demordono: prima pareggiano con Millesi e poi al 94′ trovano l’incredibile gol del 5-4 con il lituano Danilevicius. Un’altra grandissima rimonta è quella ottenuta sul campo del Barletta nella stagione 2012-2013. Sotto 2-0 e vicini alla terza sconfitta consecutiva, i biancoverdi di Rastelli trovarono la vittoria impossibile con le reti di Izzo, Castaldo e Zigoni all’84’. Altra vittoria chiave e rigorosamente in rimonta è quella raggiunta nella stessa stagione al Barbetti di Gubbio: 1-0 biancoverde, poi 2-1 umbro. Zullo al 68′ e Castaldo all’82’ la ribaltano ancora. Questa volta in maniera definitiva. La rimonta serve da scossa nei momenti difficili. Momenti come quello vissuto dai lupi di Tesser ad inizio anno. Al Partenio col Lanciano avanti 2-0 è notte fonda. Poi l’orgoglio dei campioni, la forza del gruppo e…la pazzia di cui sopra rilanciano i lupi. È una svolta importante. I protagonisti della “remuntada” sono Arini, Tavano e, ancora lui, Gigi Castaldo, in gol all’88’. Con buona pace delle coronarie dei supporters biancoverdi, ieri ad Ascoli arriva il culmine della pazzia. Avellino come Penelope: tesse la tela con la doppietta di Mokulu e poi la disfa con i disastri difensivi. Terza sconfitta consecutiva e nuove nubi in vista. Ma l’Avellino non ci sta e allora Insigne pareggia. Ma che partita sarebbe senza rimonta? E allora tocca di nuovo a lui, al re delle rimonte biancoverdi. Gigi Castaldo va dal dischetto e al 90′ regala il successo ai lupi. Una vittoria da impazzire. Da notare la costante: tutte le grandi rimonte si concretizzano nei minuti finali. Altrimenti che rimonta sarebbe? Batticuore e follia. Fino alla fine. Non esistono vittorie migliori.

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