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Calcio e sionismo, Beitar Gerusalemme: i nazisti d’Israele

[tps_title]Che storia il Beitar[/tps_title]

Il Beitar è l’unica squadra d’Israele che in novant’anni di vita non ha mai annoverato tra le sue fila un calciatore arabo, solo calciatori unicamente di fede ebraica.

In Israele il calcio è politica, i tifosi tendono a dividersi in fazioni di destra e sinistra infatti possiamo identificare il Beitar rappresenta il Likud, le Hapoel rappresentano la sinistra sionista e sono l’espressione sportiva del sindacato e le Maccabi sono identificabili coi liberali. Nel 2005 la dirigenza provò a cambiare rotta acquistando il calciatore nigeriano Ndala Ibrahim, musulmano. Ibrahim fu costretto a lasciare il club dopo pochissimo tempo dal suo arrivo, a causa della forte avversione nei suoi confronti manifestata dai tifosi del Beitar. Non è andata meglio quando sono stati acquistati i calciatori ceceni Dzhabrail Kadiyev e Zaur Sadayev, ambedue musulmani nel 2013: gli uffici della dirigenza del Beitar sono stati dati alle fiamme in un raid notturno. Dopo quest’episodio allo stadio fu esposto lo striscione inneggiante “Puri per sempre”.

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Tutto questo è alimentato fuori e tra gli spalti dal gruppo Ultras La Familia. Nata nel 2005, è una delle tifoserie più xenofobe, razziste, violente del mondo. Macchiatasi di centinaio episodi di violenza o d’incitamento all’odio verso il popolo arabo/palestinese, o del raid, già citato, verso la sede della propria società.

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