In Israele esiste una squadra che raggruppa sui propri spalti, fra le file dei sostenitori, la feccia del movimento sionista. Stiamo parlando del Beitar Yerushalaim, militante nella Liga Ha ‘Al, la massima serie israeliana. Il Beitar Gerusalemme Football Club è nato nel 1936 come diretta emanazione sportiva del movimento sionista Beitar, fondato nel 1927 a Riga, in Lettonia, dallo scrittore, Jabotinsky modellato sugli ideali di coraggio, dignità, onore, e difesa dello stile di vita ebraico. Il Beitar (il movimento, non la squadra) si batteva per promuovere la creazione di uno Stato di Israele libero dalle ingerenze straniere. Non si tratta di sport. Il prestigio della società è andata in parallelo con il destino politico del Likud. Tra i suoi supporters personaggi di calibro come Ariel Sharon,l’ex premier e sindaco di Gerusalemme Ehud Olmert. Per render ancor tutto più chiaro basti vedere la corrispondenza del primo titolo nazionale con la vittoria del partito di riferimento,appunto il Likud. Il proprietario? Il trafficante d’armi Arcadi Gaydamak, di origine russa con passaporto israeliano, nel 2009 accusato in Francia di traffico d’armi durante la guerra civile in Angola tra il 1993-1998 (Angolagate), per un ammontare di 790mln di dollari. [tps_title]Che storia il Beitar[/tps_title] Il Beitar è l’unica squadra d’Israele che in novant’anni di vita non ha mai annoverato tra le sue fila un calciatore arabo, solo calciatori unicamente di fede ebraica. In Israele il calcio è politica, i tifosi tendono a dividersi in fazioni di destra e sinistra infatti possiamo identificare il Beitar rappresenta il Likud, le Hapoel rappresentano la sinistra sionista e sono l’espressione sportiva del sindacato e le Maccabi sono identificabili coi liberali. Nel 2005 la dirigenza provò a cambiare rotta acquistando il calciatore nigeriano Ndala Ibrahim, musulmano. Ibrahim fu costretto a lasciare il club dopo pochissimo tempo dal suo arrivo, a causa della forte avversione nei suoi confronti manifestata dai tifosi del Beitar. Non è andata meglio quando sono stati acquistati i calciatori ceceni Dzhabrail Kadiyev e Zaur Sadayev, ambedue musulmani nel 2013: gli uffici della dirigenza del Beitar sono stati dati alle fiamme in un raid notturno. Dopo quest’episodio allo stadio fu esposto lo striscione inneggiante “Puri per sempre”. Tutto questo è alimentato fuori e tra gli spalti dal gruppo Ultras La Familia. Nata nel 2005, è una delle tifoserie più xenofobe, razziste, violente del mondo. Macchiatasi di centinaio episodi di violenza o d’incitamento all’odio verso il popolo arabo/palestinese, o del raid, già citato, verso la sede della propria società. [tps_title]Il drammatico video[/tps_title] [fnc_embed]<iframe framespacing='0' frameborder='no' scrolling='no' src='http://video.gazzanet.gazzetta.it/video-embed/gazzanet-0047-0000062119' width='540' height='340'></iframe>[/fnc_embed] [tps_title]Uccidono bambini[/tps_title] Jan Talesnikov, il viceallenatore della squadra di Gerusalemme, aveva commentato: “Danno fuoco agli edifici, prima o poi bruceranno la gente”. Non vi è voluto molto tempo affinchè quel timore si trasformasse in realtà, infatti, tra gli ultras del Beitar, ci sono anche gli assassini di Mohammed Abu Khdeir, il ragazzino Palestinese, torturato e arso vivo nel luglio 2014. Ucciso perchè Palestinese Successivamente la Corte di Gerusalemme condannò all'ergastolo uno dei tre ultrà ebrei responsabili dell’episodio. Qui Un membro de La Familia ha rilasciato ad un giornale israeliano un'intervista in cui tra le altre cose dichiarava: “Io sono razzista. Odio gli arabi. Se ci portano in squadra dei musulmani, i tifosi ridurranno in cenere il club. Non può essere: Gli arabi e il Beitar Jerusalem non sono compatibili”. Ovviamente questo gruppo di tifosi continua a macchiarsi di episodi di violenza razziale. Tamar Hermann, ricercatore sugli atteggiamenti pubblici presso l'Israel Democracy Institute, in un intervista al The Whashington Post, affermò che il comportamento dei tifosi Beitar non era che un'espressione estrema di atteggiamenti tipici delle società coinvolte in conflitti etnici di lunga data. "Ogni società impegnata in un conflitto di lunga data tende a sviluppare certi stereotipi negativi e di demonizzare l'Altro. Sono il bordo radicale di un ampio spettro che si muove tra l'accettazione degli arabi e non, con atteggiamenti sospetti e davvero razzisti che si sono sviluppate nella mente di questo gruppo.” Almeno il 26 Agosto 2016 questi facinorosi sono stati accolti dai supporters francesi del Saint Etienne da numerose bandiere palestinesi sventolate orgogliosamente, manifestando esplicitamente solidarietà alla popolazione di Gaza e schierandosi apertamente contro le azioni e le posizioni ultrasioniste della tifoseria del Beitar. Non è l’unico episodio, contemporaneamente, alla stessa maniera, si sono comportati i supporters de il Celtic di Glasgow accogliendo la squadra israeliana del Hapoel Beer Sheva con centinaia di bandiere Palestinesi. Il calcio sarebbe più bello senza società di stampo politico, più bello senza società come il Beitar. [tps_title]Le foto[/tps_title]