Da Rodman a Brady fino a Martinez: come lo sport Usa ha supportato e spalleggiato l’elezione di Trump?
Il mondo dello sport si divide come la pubblica opinione all’elezione del 45° presidente degli Stati Uniti d’America. Le reazioni sono state contrastanti, alcune contrassegnate da sgomento, altre da toni più sarcastici, ironici come il post di Javi Martinez che ironicamente scherzava sull’impossibilità di poter partecipare in futuro alla MLS o il pallavolista americano, in forza al Modena, Max Holt che si offre addirittura come sposo alle donne italiane pur di non tornare in Patria.
Ovviamente esistono anche sportivi che si sono espressi a favore dell’elezione del tycoon, come Tom Brady, quarterback dei New England Patriots di Boston, un’istituzione del football americano capace di giocare sei Superbowl, ed essere eletto migliore in campo in tre. Anche il golfista John Daly e il wrestler Hulk Hogan o Dennis Rodman hanno pubblicamente appoggiato Trump.
Dennis Rodman, ex giocatore della Nba divise lo spogliatoio con un certo Michael Jordan, amico personale dal 2009 di Trump e di anche un certo Kim Jong Un, il presidente della Korea del Nord dal quale si è recato più di una volta nel passato.
Ma Trump è anche un uomo di sport: nel 2007 fu protagonista di un hair vs hair match proprio contro il boss della WWE: chi avesse perso sarebbe stato rasato sul ring. I due sfidanti scelsero ciascuno un campione a rappresentarli: McMahon volle il più cattivo di tutti per l’epoca, cioè Umaga, mentre Donald, chi l’avrebbe detto, optò per quel bonaccione di Bobby Lashley. Nonostante i tentativi palesi della famiglia McMahon di taroccare il match, Lashley ebbe la meglio, anche grazie a un decisivo clothesline dello stesso Trump che, così, mise in salvo la chioma bionda. Dal 2013 il suo nome è nella WWE Hall of Fame. Ovviamente tutto Show Business.