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La nuova frontiera del calcio moderno: la Red Bull e le squadre in provetta

Si potrebbe mai accettare di cambiare radicalmente il nome, lo stemma, e la completa denominazione di una squadra nel momento in cui si viene acquisti da un impresa multimiliardaria?

Da irpino amante del mondo del calcio, ho vissuto la creazione di una società completamente nuova dopo il fallimento della precedente, che in attesa di risolvere la contesa sul logo e denominazione, acquisì in un primo momento un nome forse un po troppo 2.0, Avellino.12 i più temerari ricorderanno, in quello stadio Partenio semi deserto. Ma la fortuna di vedere i classici colori societari e uno stemma momentaneo, che riprendeva i totem classici della cultura sportiva e non dell’ Irpinia, mi rassicurò e pian piano piacque anche alla tifoseria, attualmente è tutto tornato come prima, vecchio alleato.

Ma in Austria, a Salisburgo precisamente, vi è una situazione paradossale che sostanzialmente evidenzia come il business sia letteralmente dominante nel mondo sportivo. Parliamo di Red Bull, riprendendo un articolo di calcio & finanza.

La multinazionale di bevande energetiche gia protagonista nel mondo sportivo, attua una strategia nota come “marketing content”: piuttosto che pagare per apporre il proprio logo su una macchina di F1, organizza la gara; piuttosto che sponsorizzare una squadra di successo, si compra il titolo sportivo di un club trascinandolo dalle serie inferiori ai massimi livelli.

Per comprendere quanto detto basti vedere i campionati di formula uno vinti negli ultimi anni, o il lancio di Felix da un altitudine incredibile ai limiti dello spazio e le centinaia di iniziative targate Red Bull.

“Mettere le aliiiii”maxresdefault-4

Possiamo parlare di squadre in provetta, la Red Bull di Salisburgo, Fußballclub Red Bull Salzburg, obbligata dalla Uefa ad utilizzare il nome solo della città in competizione continentali.

Tutto ha inizio nel 2005 quando l’ Austria Salisburgo viene completamente stravolto, eliminato il logo storico e i colori sociali degli anni 30, il bianco viola, per assumere i colori della multinazionale di bevande. Pantaloncini rossi, calzettoni bianchi e una maglia con sfondo bianco e richiami rossi con al centro il famosissimo logo, ed ecco cambiare anche il nome con l’aggiunta della denominazione aziendale Red Bull Salisburgo.

Un vero e proprio tsunami nel calcio austriaco, che da squadra mediocre, con appena 3 trofei vinti in oltre 70 anni, vince 7 campionati su 10 con un settore giovanile cosi forte da arrivare in seconda divisione. Ovviamente questa decisione ha portato ad una scissione del tifo, cosi contemporaneamente alla creazione di questa nuova società multinazionale, i tifosi si sono organizzati per riprendere l’antica denominazione Sportverein Austria Salzburg, purtroppo contrassegnata dalla recente istanza di fallimento e la retrocessione nella Regionalliga ovest, l’equivalente della nostra Lega Pro, e la presentazione di un progetto di crow founding da parte dei tifosi per sostenere la squadra.

La Red Bull, nonostante le numerose proteste e scetticismi iniziali, ha conquistato l’opinione pubblica con interventi in città,con la costruzione dello stadio è il più attrezzato di tutto il Paese, la Red Bull Arena.

Ma non si è fermata a Salisburgo, anzi. Proprio come la nascita dell’azienda che dal salisburghese si è espansa in tutto il mondo a macchia d’olio, con il calcio si è spostato nella terza realtà calcistica europea, la Germania e non solo.

Ci troviamo a Lipsia, mezzo milione di abitanti, immersa in un land privo di concorrenza calcistica di alto livello, che si prefigura quindi come posto ideale per il modello-Red Bull. Dopo aver prelevato il SSV Markranstädt, club dell’omonima città limitrofa all’epoca militante in NOFV-Oberliga (quinta divisione regionale), la multinazionale attuò la solita prassi di cambio d’identità, in Germania però le regole vietano di inserire il nome di un marchio commerciale nella denominazione societaria (a meno di deroghe come il Bayer Leverkusen): l’escamotage sta nel chiamare  la nuova squadra RasenBallsport Leipzig, che vuol dire “sport della palla sul prato” con le iniziali RB che ricordano comunque il nome dell’azienda ed ovviamente il logo identico a tutte le società satelliti del gruppo Red Bull. L’ennesima scappatoia legale ricavata tra le pieghe di un regolamento di colpo rivelatosi vulnerabile e costretto a rincorrere la realtà, anziché normarla. Il Red Bull Lipsia inizia così la sua ascesa inarrestabile, ed oggi, da neopromossa, è seconda in classifica, a soli due punti dal Bayern Monaco.

Ma in tutto il mondo vediamo comparire squadre in provetta targate Red Bull, in primis gli States con i New York Red Bull, con ovviamente nuovo stadio annesso e anni fa portarono a fine carriera Thierry Henry. Poi tocca a Brasile dove arriva nel 2007, fondando una squadra a Campinas iniziando dalla quarta divisione del campionato Paulista fino ad arrivare al primo livello del torneo statale, la Série A.

La scelta commerciale ricorda vagamente quella attuata dal City Football Group cioè di creare direttamente una società col proprio marchio in modo tale da essere riconoscibile, quindi ricollegabile al celebre marchio, proprio come evidenzia la politica del logo da parte del Manchester City, New York City e Melburn City  accumunate tutte dalla stessa proprietà e gruppo.mcfc-new-crest2

Dei “Ladri di passione”. Per l’azienda austriaca promuovere il proprio prodotto impegna oltre il 30% del proprio fatturato in pubblicità, nel 2016 il passaggio al mondo del calcio era quasi obbligato.Ovviamente non mancano le ire e le antipatie sarebbe meglio dire odio da ogni realtà calcistica, unn gran numero di piccole tifoserie si è unito contro la Red Bull con proteste, siti web e fan page.

Il sito www.nein-zu-rb.de presenta un vero e proprio manifesto anti-RedBull nel calcio mentre la fan page su Facebook Nein zu RB è arrivato a quota 23400 iscritti. Quest’estate mancava poco, anche se poi seccamente smentito da parte della società friulana, l’acquisizione dell’Udinese calcio da parte della multinazionale austriaca. Una scelta di cuore o di portafoglio, ma di certo un futuro con squadre tutte uguali e con le Red Bull farm in tutti i campionati distruggerebbe letteralmente la tradizione calcistica a cui siamo legati tutti noi a cui bisogna trovare una soluzione onde evitare che il virus Red Bull si diffonda.

Chissà cosa accadrebbe ad Avellino se la Red Bull stravolgesse la storia del calcio nostrano..

 

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