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Calcio – L’editoriale – “Mister sveglia. E’ ad Avellino, non ad Alessandria”

“Così è se vi pare”. Dal 1917 ad oggi, sono trascorsi giusto 101 anni. Ma mai Pirandello immaginava che, ad un centenario quasi esatto dalla sua prima grande opera, Marcolini decidesse di vestire a pieno i panni di Laudisi. Ecco, quella inconoscibilità del reale fa di “Marcolini Laudisi”, il personaggio centrale dell’opera teatrale avellinese. L’impossibilità a conoscere la verità assoluta, che è ben rappresentata da Marcolini, è proprio il fulcro del pensiero di Pirandello. Mettere il tifoso dell’Avellino di fronte ad una sorta di “barriera sul palcoscenico” costringendolo ad interrogarsi sul significato stesso di ciò che ha appena sentito e l’assenza stessa di significato.

“Stiamo mettendo su una gran bella squadra” ha chiosato l’ex trainer dell’Alessandria ai microfoni di Prima Tivvu’.

Avellino Calcio – Marcolini: “Stiamo costruendo una rosa competitiva. Ardemagni e Bidaoui? Valuteremo…”

Apriti cielo. Bastano i “tanti” pochi commenti di chi, sbigottito, ha chiesto a Marcolini di andarci piano con le “battute”.

Il problema vero è che, per dirla alla Pirandello, “la verità assoluta, quella imprescindibile non esiste”.

E così, a scenografare la grande opera di Pirandello, sullo sfondo appare l’occhio dei tifosi in un ambiente provincial-borghese dove De Vito è il signor Ponza e Taccone la signora Frola. Loro, con le loro “verità”, in opposta antitesi con la visione dei pettegoli e del pubblico stesso, rappresentato ormai da tifosi stanchi, delusi, senza più voce. Attoniti e sbalorditi e persino logorati da dichiarazioni ogni giorno sempre più deliranti da parte di dirigenti e ora anche allenatori.

“Io sono colei che mi si crede”. È proprio così mister. È proprio così. Negli inciuci noi non ci entriamo. Ma ci permettiamo di dare un consiglio.

Sembra quasi che a parlare dietro a quel microfono ieri, ci fosse Mimmo Toscano e non lei.

Brividi.

E non ce ne vogliano il Signor Ponza e la Signora Frola. Per dirla in dialetto a sentirla parlare ci “vene o fridd nguollo”.

Si astenga almeno per ora. Questa è una piazza terribile. Questa è una piazza di fuoco. Qui si è bruciata gente di esperienza come Tesser, prima Colomba e per ultimo Novellino. Qui non c’è tempo per aspettare ancora. E qui non c’è tempo per rischiare. E per di più per pensare. È ancora di più per prendere in giro le persone. Petto in fuori Marcolini. Chieda rinforzi. Li pretenda. Perché lei sa che con questa rosa rischia di fare la fine di Toscano. Rischia di scendere all’inferno e poi andare in panico. Perché qui c’è il fuoco. Qui c’è sempre il fuoco. Se si va a mille e le cose vanno bene e se si va male e le cose non girano. Qui bisogna vivere in apnea. Perché il calcio è tutto. Si tutto. Si faccia un giro nel nucleo industriale deserto. Si faccia in giro nelle periferie abbandonate. Si faccia un giro anche per la città. Troverà gente che le chiederà solo una cosa. Sorridere. Vincere e sorridere. Non soffrire. Soffrire no perché è da anni che lo facciamo. Qui, mister, il calcio è vita. È una delle poche cose belle che ci sono rimaste. Perché qui attendiamo nel profondo della “Terronia” un riscatto economico e sociale. E nel contempo, il calcio, tira più della politica. Così è se vi pare quindi, anche no. Non ci va bene. Chiarezza. Lealtà. Trasparenza. Umiltà. Le chiediamo questo. Solo questo. Chieda rinforzi quindi. Li pretenda. E ci faccia sorridere.

Senza offendere nessuno, in uno dei commenti sulla nostra pagina Facebook, un tifoso le ha detto: “Qui non siamo ad Alessandria. Siamo ad Avellino”.

Bene. Ripartiamo da qui. Attendiamo di capire come la pensa veramente. Perché magari chiarendo capiremo se, questa commedia, potrà far calare il sipario tra gli applausi di tutti gli spettatori presenti. E c’è un se. Se davvero invece la pensa come l’ha detta, allora alziamo le mani. E le facciamo un sincero in bocca al lupo. Ma non vestiremo nessuna maschera. Non saremo complici. E comincerà a sentire le fiamme ardere sempre più alte e soffocanti. Mister, segua un consiglio. Non sia aziendalista. La storia insegna che con Taccone, gli ultimi aziendalisti, Novellino compreso, non durano molto. E noi non lo vogliamo.

Per il bene dell’Avellino ed anche suo. E allora, buon lavoro Marcolini. Buon lavoro.

 

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2 Commenti

  1. La frase più stupida dell’articolo siete riusciti a metterla nel titolo. Peraltro una citazione di un tifoso dalla dubbia intelligenza.
    Pensate di essere l’ombelico del mondo perché rappresentate una realtà della “Terronia in cerca di riscatto sociale”? Contenti voi.
    Ma Alessandria, che forse non sapete nemmeno dov’è, è una piazza ben più calda, difficile, esigente e orgogliosa di Avellino. Ed è anche più gloriosa.
    Se date uno sguardo alla classifica perpetua della serie A, Alessandria occupa la posizione numero 32, Avellino la numero 42.
    Troppo immersi nel vostro orticello per accorgersi che città e società che nominante in tono dispregiativo hanno una storia e una tradizione ben più ricca e interessante della vostra.
    E sì, Marcolini è ad Avellino, non ad Alessandria. Purtroppo per lui una piazza meno stimolante, calda e interessante.
    Saluti, consolatevi con il Fiano (E sì, anche i vini del Monferrato sono migliori, mi spiace)

  2. La frase più stupida dell’articolo siete riusciti a metterla nel titolo. Peraltro una citazione di un tifoso dalla dubbia intelligenza.
    Pensate di essere l’ombelico del mondo perché rappresentate una realtà della “Terronia in cerca di riscatto sociale”? Contenti voi.
    Ma Alessandria, che forse non sapete nemmeno dov’è, è una piazza ben più calda, difficile, esigente e orgogliosa di Avellino. Ed è anche più gloriosa.
    Se date uno sguardo alla classifica perpetua della serie A, Alessandria occupa la posizione numero 32, Avellino la numero 42.
    Troppo immersi nel vostro orticello per accorgersi che città e società che nominante in tono dispregiativo hanno una storia e una tradizione ben più ricca e interessante della vostra.
    E sì, Marcolini è ad Avellino, non ad Alessandria. Purtroppo per lui una piazza meno stimolante, calda e prestigiosa. Si annoierà dopo aver fatto un anno ad Alessandria.
    Saluti, consolatevi con il Fiano (E sì, anche i vini del Monferrato sono migliori, mi spiace)

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