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Calcio, Salvatore Soviero: “Le persone che hanno personalità restano a casa. L’Avellino ha bisogno di persone che capiscano di calcio. Su Benevento e Salernitana…”

In una lunga intervista rilasciata al portale “Il Quaderno.it”, Salvatore Soviero, ex portiere di Venezia, Salernitana e Avellino (tra le altre), ha parlato del calcio a 360°. Un mondo in cui non si rivede più, decidendo di allontanarsi dal mondo del pallone per dedicarsi ad altro. L’ex portiere, ha anche analizzato come si stanno approcciando le 3 campane nel campionato cadetto che verrà.

Queste le sue parole: “Per quanto riguarda l’Avellino, io credo che ci sia bisogno di persone sia in campo che a livello dirigenziale per poter fare il salto di qualità. Nella Salernitana, invece, il presidente deve fare investimenti. Il calcio è ormai diventato uno spettacolo. Uno non va al cinema se lo spettacolo è brutto. Il Benevento deve ripartire costruendo una buona squadra, poi, sai come si dice: l’appetito viene mangiando. Avranno capito la differenza tra serie A e B. Questa cosa servirà molto. L’allenatore può fare la differenza? Sicuramente, ma non i miracoli. Io credo che l’unico che trasformava asini in cavalli era Zeman. . Io ho avuto allenatori più titolati in C che in A, ma anche compagni di squadra che hanno allenato in massima serie ma che sono veramente scarsi”.

Poi Soviero si sofferma a fare un discorso generale sul calcio, un mondo in cui non si ritrova più: “La gente che capisce di calcio è uscita fuori. I presidenti vogliono primeggiare non avendone le qualità.Tra gli allenatori con cui mi sono trovato meglio c’era Oddo (il papà ndr), una persona schietta come me, un tipo che se doveva mandarti a quel paese lo faceva. Era un tipo giusto. Anche Gasperini è un grande allenatore, ma con dei problemi caratteriali nella gestione dei grandi calciatori. Ho avuto anche Deli Rossi, buon allenatore con grosse qualità. Però, Oddo era uno giusto, schietto, che se doveva massacrarmi lo faceva. Poco capito, ma molto duttile. Era uno che se cambiava modulo lo sapeva fare. Il resto è poca roba. Ho avuto allenatori veramente scarsi. L’unico, ribadisco, che incideva sulla squadra era Zeman. Altri si arrabbattavano. Nel calcio si parla sempre di personalità, ma si tratta di persone che  nessuno vuole, perché la personalità ce l’hai in campo e fuori. Chi ha personalità è difficile da gestire, perché se deve dirti una cosa lo fa tranquillamente. Cosa cambierei della mia carriera da giocatore? Probabilmente proverei ad avere maggiore sangue freddo in determinati episodi, rispetto a quanto fatto, ad esempio in quella famosa rissa di Venezia dove non mi comportai benissimo”. 

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