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La riflessione – Avellino, ancora tu. Ma non è persecuzione: è gestione improvvisata

Ancora tu. Ancora Avellino. Ancora ed ancora. Non si può stare più tranquilli. Deferimenti su deferimenti, processi su processi. Penalizzazioni, ricorsi, ammende, squalifiche, lodi. E chi ne ha più ne metta. Nel corso delle ultime stagioni la società biancoverde è stata più nelle aule dei tribunali che nelle stanze della società. Da Arini (comprato in nero), a Trotta (lodo con il Fulham). E poi processo calcioscommesse. Uno è finito con la penalizzazione definitiva di due punti. L’altro potrebbe aprirsi a breve. E poi la questione del settore giovanile. Nessuna penalizzazione ma ammende a iosa (quasi 80mila euro) e una intera società deferita (Taccone sr, Taccone jr, De Vito). Nel mezzo, gestioni calcistiche poco chiare. Esonero Tesser, Marcolin, poi Tesser. Ancora Toscano, allontanato in colpevole ritardo per poi far arrivare Novellino.

Non è persecuzione. Levatevelo dalla testa. E’ superficialità. E poca competenza nel gestire le situazioni per l’assenza di persone in grado di poter garantire con professionalità faccende delicate come i rapporti con i calciatori, con i tifosi, con la Lega. Ma pensate davvero che una società come l’Avellino possa avere degna considerazione in un Federazione che vede puntualmente una sua affiliata coinvolta costantemente ogni 3 mesi in una situazione poco felice?

Siamo sicuri che l’Avellino riuscirà a dimostrare la propria estraneità ai fatti di Catanzaro. Ne siamo sicuri. Ma forse è arrivato il momento di capire se è giusto, al di là di tutto, dividere realmente i ruoli in una società dove non si capisce chi è il presidente, chi è il direttore generale, chi è il direttore sportivo, chi il team manager, chi l’accompagnatore.

E’ una questione di organizzazione. Una questione di stile.  Una questione di chiarezza. E non parlate di complotti. Qui complotti non ce ne sono. Ci sono i fatti. Non le chiacchiere. Ci sono le accuse che in passato hanno portato a pesanti ammende e deferimenti.

E c’è la squadra. Quella andrebbe blindata ed isolata. Protetta. E non abbandonata al proprio destino. Come accaduto nelle ultime stagioni concluse con due miracolose salvezze targate Tesser e Novellino.

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