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Riccardo Cucchi: “Ricordo i tempi della Serie A. Quella realtà mi ha fatto innamorare del pallone”

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Ricordo i tempi della Serie A, quando alla guida dell’Avellino c’era il Presidente Antonio Sibilia. Quella realtà mi ha fatto innamorare del pallone”. Parole al miele quelle spese del radiocronista della Rai Riccardo Cucchi. Classe 1952, entra a far parte della squadra dell Rai nel 1979 dopo essersi laureato in lettere. Dal 1981 comincia a lavorare per Tutto il calcio minuto per minuto in Molise seguendo il Campobasso in Serie B e collabora anche con 90º minuto. In seguito si affianca a voci storiche della trasmissione come Sandro Ciotti, Enrico Ameri e Alfredo Provenzali, e oltre al calcio segue anche canottaggio, scherma e atletica leggera, sport quest’ultimo di cui commenta, nel 1992, le gare alle Olimpiadi di Barcellona. Due anni più tardi, nel 1994, sostituisce Sandro Ciotti come radiocronista della Nazionale e prima voce di Tutto il calcio minuto per minuto. Ha partecipato come inviato a sei Olimpiadi e quattro Mondiali di calcio, tra cui quello di Germania 2006; la radiocronaca della finale vinta dall’Italia è diventata celebre dopo la sua diffusione su Internet. Nell’estate 2007 viene nominato caporedattore dello sport a Radio Rai, succedendo a Marco Martegani. Il 4 giugno 2014, dallo Stadio Renato Curi di Perugia effettua la sua ultima radiocronaca della Nazionale in occasione dell’amichevole contro il Lussemburgo (ultimo incontro prima del campionato del mondo 2014) lasciando dopo vent’anni l’incarico di prima voce degli Azzurri a Francesco Repice, che fino ad allora lo affiancava nelle cronache. Cucchi ha voluto analizzare il momento del campionato cadetto ma nella fattispecie anche l’Avellino di Rastelli, senza dimenticare le sue avventure in Irpinia ai tempi della Serie A. “Questo campionato di Serie B è piacevolmente sorprendente. Basti pensare alla prima della classe, il Carpi, una piccola realtà. Io sono tra coloro che pensano che nel calcio ci sia bisogno di queste piccole grandi realtà. Non sono sulla falsa riga di chi pensa che nel calcio professionistico sia solo ad appannaggio soltanto delle grandi città o di club di un certo rango. L’Avellino è una bella realtà come la capolista Carpi, due squadre che giocano un grande calcio. Entrambe hanno dimostrato che si può raggiungere traguardi importanti anche con ‘numeri ridotti” intendo dire con finanze non altissime. Il Carpi, ad esempio, ad esempio deve fare i conti con il numero limitato di spettatori. I grandi club dovrebbero prendere esempio da queste realtà. Oltre loro chi sta “sorprendendo” in negativo, visto che le attese erano grandi è il Bologna, probabilmente ha sofferto il cambio di presidenza, rischiando anche il fallimento”. Il pensiero di Cucchi volge proprio alle sorti della compagine allenata dal tecnico Rastelli “Premetto che ho avuto l’opportunità di raccontare l’Avellino della Serie A. Una squadra capace di mettere paura ai grandi club (non per nulla sono cadute al Partenio squadre cone l’Inter e il Milan). Proprio quella società che ha allevato diversi giovani di caratura tecnica importante che hanno fatto carriera. Il piccolo miracolo calcistico di quei tempi, autore di tutto ciò un personaggio amato e odiato allo stesso tempo, Antonio Sibilia. Un grande intenditore di pallone. Sono tempi lontani ma sono certo che questa squadra, quella allenata da Rastelli, può ambire a tornare nella grande piazza della Serie A. I biancoverdi stanno disputando un campionato davvero interessante, facendo a sportellate con squadre di una caratura tecnica superiore. So per certo che lo spirito che animava quell’Avellino degli anni ‘80 c’è ancora oggi, e si vede. Ricordo con affetto la passionalità dei tifosi che si stringe attorno alla squadra, sia nel bene che nella cattiva sorte. Lo vedo bene nei play off, credo che se li giocherà fino alla fine. Sappiamo tutti che sono un terno a lotto, perchè si arriva al termine di una stagione difficile e logorante. L’Avellino, ripeto, può dire la sua in questo campionato”. In conclusione un piccolo flashback da parte di Cucchi su quella squadra che faceva impazzire l’Italia “Facevo parte di una squadra importante, quella che era “Tutto il calcio” che era composta da gente come Ameri, Ciotti e Provenzali. Di Avellino ricordo le telecronache e dietro di me c’era la gente che in maniera educata assisteva alle gesta di un piccolo radiocronista. Ripeto e concludo, Avellino merita la Serie A”.

 

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