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Non interessa neanche l’avversario contro cui domani la Scandone si giocherà la sua seconda finale di Coppa Italia della sua storia. Milano o Cremona poco importa. Perché questa sembra davvero la squadra del destino, quella che trasforma in oro (ovvero vittorie) qualsiasi cosa tocchi (ovvero qualsiasi partita giochi). La Scandone è passata dal vincere, in meno di 24 ore, una partita da 77 punti in 3 quarti dove ha preso 9 rimbalzi in più degli avversari ad una da 71 in totale dove ha concesso 10 rimbalzi in più ai suoi dirimpettai (di cui 23 offensivi), il tutto perdendo 18 palloni a gara e con il miglior marcatore che segna meno di 14 punti a gara (la media in campionato è di oltre 18). Infine, se non bastasse, il tuo playmaker spara da oltre metà campo una tripla sulla sirena del primo tempo, e un giocatore che in campionato tira i liberi col 51.4% (19/37), fa il 90% su 10 tentativi, oltre a quelli della staffa, il tutto in una partita vinta 69-71. Di numeri del genere se ne potrebbero sfilare tanti. Ma, esattamente come già scritto ieri, non sarebbe giusto nei confronti di questi ragazzi, perché Green e compagni, in queste due partite, non hanno rubato niente e sono dove sono con meriti che sono sotto gli occhi di tutti. Per spirito, abnegazione, valori tecnici ed umani, capacità di soffrire e vincere insieme, a mia memoria (oltre 30 anni di militanza appassionata, di cui 4 a lavorare, orgogliosamente, in Società) e conoscenza storica, non si è mai visto un gruppo del genere. Non nel 2008 quando si alzò la Coppa Italia, non nel 2000 quando Claudio Capone mandò la Scandone in serie A, non nel 1997 quando i biancoverdi fecero piangere il futuro C.T. Carlo Recalcati sulla panchina di Bergamo, non nel 1989 quando Piero Coen massacrò dal mezzo angolo Matera per la promozione in B1. Pagine di storia scritte da uomini che sono rimasti nel cuore degli avellinesi e che hanno gli avellinesi nel cuore. Ecco perché questi ragazzi saranno, già da oggi, ricordati per sempre. Non per le vittorie, non per i record, non per gli oltre 2000 tifosi che domani invaderanno il forum (ahimè, non il sottoscritto), non per aver riportato l’entusiasmo al PalaDelMauro, ma perché hanno dimostrato di sanguinare biancoverde. Domani, non ci sarà stanchezza da recuperare o dolore da non poter sopportare. Domani non si gioca per una coppa da mettere in bacheca o uno stendardo da attaccare al soffitto. Si gioca per la gioia di un popolo. Ecco perché non c’è bisogno di conoscere il prossimo avversario.

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