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Sidigas, fuori l’orgoglio! C’è una tifoseria da riconquistare

Sidigas AvellinoApatica. Snervante. Deludente. Svogliata. È lunga la lista degli aggettivi per descrivere la Sidigas Avellino all’indomani della sconfitta in casa della Grissin Bon Reggio Emilia (96-73). Un ko che costituisce una vera e propria “Caporetto” o “Waterloo” che dir si voglia per la società di patron Gianandrea De Cesare. Per il secondo anno di fila sotto la sua gestione, infatti, la Scandone fallisce la qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia, il primo obiettivo dichiarato dalla dirigenza irpina ad inizio stagione. Di chi è la colpa in molti si stanno domandando in queste ore? Di coach Frank Vitucci? Delle scelte di mercato operate dal Direttore Generale Nevola? Della proprietà rappresentata dall’Ingegner De Cesare? Da un parco giocatori non all’altezza della situazione?

La sfida del PalaBigi ha consegnato ai libri di storia una Sidigas entrata sul parquet con uno scarsissimo approccio mentale che ha alimentato, senza dover compiere grandi sforzi, la fame di vittoria di una Reggio Emilia. La compagine di casa ha azzannato la sua preda con la giusta cattiveria agonistica, annullandola dalla partita dopo soli 10’ di gara quando il punteggio sul tabellone recitava un imbarazzante 32-8 con 12/15 al tiro per Brunner e soci contro il 3/15 dei rivali. Inoltre ha sfruttato nel migliore dei modi le amnesie difensive della Sidigas. Già nel confronto contro Montegranaro sono emersi segnali preoccupanti sul versante difensivo: i 92 punti subìti da parte della Sutor lasciavano presagire un doveroso cambio di rotta in vista dello spareggio in terra emiliana. Cavaliero venerdì aveva dichiarato che si sarebbe dovuta aggredire nella propria metà campo difensiva la Grissin Bon sin dal primo minuto. È accaduto esattamente il contrario con Avellino distratta e lenta nel difendere sugli 1vs1 dei vari Bell, Kaukenas e Cinciarini. Quest’ultimo con 17 punti, 7 rimbalzi ed 11 assist ha decisamente stravinto il confronto con Lakovic. L’ex Barcellona è stato l’unico a creare qualche insidia offensiva, mettendosi in proprio in attacco. Il playmaker sloveno  quest’anno non ha ancora regalato quegli sprazzi di pallacanestro a cui ci aveva abituato nell’ultimo campionato. Da più parti si giustifica questo trend con i ritardi di condizione. Quanto altro tempo bisognerà aspettare un giocatore che percepisce poco meno di 500.000 euro annui prima che entri definitivamente negli schemi? Il match di ieri regala un altro dato. Le undici assistenze di Cinciarini, che da solo ha realizzato più del doppio di tutti gli assist smazzati da Avellino (ferma a quota 5), puntano l’indice sull’assenza totale di gioco di squadra del team avellinese. Ognuno ha provato a rimediare alla pesante imbarcata ricorrendo a soluzioni personali che hanno favorito le ripartenze dei reggiani. Spinelli è caduto nella trappola dei raddoppi ordinati da coach Menetti, ritrovandosi spesso sotto canestro tra selve di maglia biancorosse. Ruoli di spettatori non paganti (poco c’è mancato) è toccato alla coppia di lunghi Thomas – Ivanov. Determinanti tre settimane fa nel successo a Bologna, ieri sera hanno dato prova di inconsistenza e debolezza al cospetto di Brunner e Silins, letali a farsi largo sotto le plance e ad aprire il campo a suon di triple (5/8 il computo totale). Un dato che fa capire bene come difensivamente il match sia stato preparato male alla pari dell’incapacità di trovare rimedi in corso al dominio (a tratti imbarazzante) di Riccardo Cervi che ha tirato con l’87,5% dal campo su otto tentativi di tiro. Il caso del centro azzurro richiama un altro punto: la scarsa verticalità del pacchetto lunghi irpini che paga dazio contro atleti come Hunter o “torri” nel caso di Cervi.

Sidigas AvellinoIl sabato sera da incubi è stato un vero e proprio calvario per i circa 100 tifosi che speravano di assistere ad una partita completamente diversa. Tanta è stata la rabbia dei supporters biancoverdi che hanno lasciato amareggiati, e qualcuno mortificato, il palazzetto prima ancora che il match giungesse a conclusione. Sul suo profilo di Facebook, Marco Mallardo, uno dei leader del gruppo degli Original Fans ha chiesto maggior rispetto alla squadra per i sacrifici che la tifoseria compie nel seguire le sorti della Scandone: «Col cuore si vince…il  nostro c’è sempre!!! – riferendosi a coach Vitucci, al Dg Nevola e al Presidente Sampietro  e aggiunge – ve lo diciamo qui pubblicamente. A prescindere da operazioni di mercato o meno noi vogliamo rispetto. Questi giocatori se ne fregano dell’ambiente, di chi fa sacrifici pur di seguire la propria squadra del cuore, i propri colori…non si può scendere in campo e avere quell’atteggiamento in una partita così importante. Preferiamo Biligha ai grandi nomi; preferiamo gente che sputa sangue e ci mette cuore. A Natale l’abbiamo detto: non vogliamo vincere lo scudetto o vincere ad ogni costo, ma vedere gente che lotta su ogni pallone. chi non fa questo non deve giocare…deve restare a casa». Le dure parole della tifoseria dovranno essere da sprono per i cestisti irpini al rientro in palestra. Un ruolo importante lo giocheranno adesso anche i vertici societari che saranno chiamati a trovare le giuste contromosse, a cominciare dal basket mercato, per poter salvare una stagione poco convincente, ricca  di dubbi e povere di certezze. Se Cavaliero è stato sin qui l’Uomo della Provvidenza non può dirsi lo stesso per Jarvis Hayes. Arrivato a settembre come il cosiddetto crack del campionato, costui non ha lasciato per nulla il segno ad eccezione della sconfitta contro Pesaro in cui ha mostrato numeri d’alta classe. Le cifre sinora collezionate lo bocciano severamente: 7,8 punti ad ogni allacciata di scarpe, percentuali non esorbitanti al tir. Il fattore che maggiormente colpisce è l’assenza di carisma che in molti si attendevano ai nastri di partenza, considerato il suo pedigree da comprimario in Nba. Di certo la non facile convivenza nello spot di ala piccola con Jeremy Richardson è sotto l’occhio di tutti dopo quindici partite disputate. A ciò aggiungiamoci una condizione fisica vicina alla sufficienza. Perché la scelta di Hayes? Perché puntare su un altro tiratore in una rosa che annovera già di suo atleti propensi al tiro e poco inclini all’1vs1 e ad attaccare il ferro? Domande che i tanti appassionati si pongono. Alla squadra, a coach Vitucci (le cui scuse a fine gara sono state maldigerite dalla piazza) e alla dirigenza l’arduo compito di riconquistare attraverso i risultati in campo una piazza amareggiata tanto da un cammino deludente  quanto da un atteggiamento in quel di Reggio Emilia che poco ha a che vedere con l’orgoglio e la grinta che da sempre contraddistingue il popolo irpino.

Davide Baselice

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