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Sidigas, “tutti a casa alè…”

Nell’ultimo appuntamento casalingo dell’anno con Cremona dalla Curva Sud del PaladelMauro si alzava un celebre coro calcio calcistico che intonava “Tutti a casa alè!”, ironizzando su un’altra stagione da cancellare sia per come essa è nata sia per come si è sviluppata nella sua parte centrale. Si perché ieri si è chiuso il secondo campionato in negativo per la Sidigas Scandone Avellino che ha salutato il torneo con la vittoria sul parquet di Varese che ha permesso ai biancoverdi di chiudere con lo stesso numero di vittorie e sconfitte della regular season: dodicesima piazza con ventiquattro punti all’attivo. A leggere questo dato si ha la sensazione che il tempo si sia arrestato al maggio dell’anno scorso quando la società e l’allora coach Vitucci chiesero pubblicamente scusa alla piazza per quanto offerto dal gruppo irpino, capace di mancare la qualificazione alla Final Eight, dando vita ad un vero e proprio strazio contornato di problemi sia sul campo che lontano da esso. Le promesse di riscatto, quindi, sono state disattese per il secondo anno consecutivo. La magra consolazione della partecipazione alla Coppa Italia di Desio non può cancellare un percorso cominciato con l’handicap del training camp scattato con ben quindici giorni di ritardo sull’iniziale tabella di marcia sino a quel 29 dicembre 2014, data spartiacque che ha segnato una svolta in negativo per la Scandone. I tre minuti finali con Brindisi hanno rotto il cosiddetto giocattolo che fino a quel momento avevano prodotto tre affermazioni consecutive nelle precedenti tre uscite, toccando il fondo prima nel passo falso casalingo con la Openjobmetis Varese dell’11 gennaio. Dovevano essere “giorni caldi”, con Sundiata Gaines principale indiziato a dover lasciare la squadra con la dirigenza impegnata a sondare Mike Green. Le “decisioni shock” paventate da Vitucci nell’immediato dopo gara contro i prealpini hanno finito per ritorcersi contro, pagando con l’addio alla panchina (chiesto a gran voce dalla piazza) e il conseguente arrivo di Frates. L’architetto milanese ha avuto poco tempo per provare a cambiare una situazione già compromessa. La sua professionalità, competenza e ventata di novità hanno rispolverato le qualità di un roster capace di meritarsi i fischi e la contestazione del pubblico che non ha perdonato i passaggi a vuoto, la sufficienza che ha contraddistinto le prestazioni di Green e compagni. Ieri al PalaWhirpool è stata una festa sebbene un campionato anonimo per Varese. A contrada Zoccolari, invece, bisognerà ricostruire il feeling coi propri supporters. Da quest’oggi, intanto, si inizierà a guardare alla prossima avventura in massima serie, la sedicesima consecutiva nella storia della Scandone. Il primo nodo da sciogliere resta quello dell’allenatore. Per quanto fatto vedere in queste sette settimane, Frates ha dato le risposte richieste dalla dirigenza al momento del suo insediamento. Il tira e molla su chi sarà il nuovo condottiero della Sidigas 2015-2016 accompagnerà i prossimi giorni e settimane. Con la speranza di non dover attendere più del previsto. Ripartire significa anche scelte mirate in tempi rapidi.

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