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Una sconfitta che fa crescere

La fotografia della partita di ieri a Cremona è tutta in un’azione: a 3 minuti dalla fine, dopo che Vitali segna i liberi del 57-55, Acker si trova ad attaccare Cusin dopo un cambio in emergenza sul pick and roll. Il ragazzo di Compton, come è giusto che sia (il cronometro dei 24 stava andando a zero), attacca il centro azzurro che, non solo sta con lui, ma gli strappa anche la palla dalle mani. Sul prosieguo dell’azione McGee spara la tripla del +5 che di fatto chiude i giochi, pur con quasi due minuti da giocare. Quella del Marco nazionale è la giocata della partita, quella che, in questo momento, la Scandone non è in grado di fare, soprattutto in partite così tirate come quella di ieri (17 cambi di leadership, 8 parità e soltanto +7 come massimo vantaggio per entrambe le squadre), dove c’è bisogno di qualcosa in più. Non è, ovviamente, una questione tecnica, ma è un problema di solidità e concretezza che, giocoforza, deve ancora essere costruita in un gruppo che sta insieme da neanche un mese. La differenza tra Cremona e Avellino, al momento, è tutta qui, tra un roster che sta insieme da 5 mesi e ha avuto tempo di crescere (sia di squadra che individualmente), di imparare dai propri errori (come dimenticare il vantaggio di 26 punti dilapidato contro Trento in un solo quarto) e uno che si sta costruendo, si sta conoscendo e dove non tutti sono allo stesso punto dello spartito. Però è già importante aver disputato una partita gagliarda e concreta, in quello che è un parquet difficile contro una squadra che ieri ha centrato la sua ottava vittoria consecutiva. La Scandone può addirittura recriminare per non aver vinto una partita che al 31imo la vedeva avanti di 7 e a 4 minuti dalla fine era in perfetta parità. Può recriminare sulle 19 palle perse e i soli 11 canestri da 2, su tutti gli episodi che le sono stati afavorevoli. E’ un peccato, perché la vittoria sarebbe valsa doppio, soprattutto in ottica Final Eight ma per fortuna il calendario non permette di rimuginarci troppo su: fra due giorni c’è il derby. La partita ideale per rimettersi in carreggiata.

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