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Virtus stavolta amara, ma adesso c’è una squadra (di Alfredo Bartoli)

Un inizio di ripresa da Scandone “vecchia maniera”, condanna i biancoverdi al PalaTiziano, a cospetto di una Virtus Roma arrivata alla quarta vittoria consecutiva e sempre più lanciata verso i play off. Play off che, purtroppo, sembrano allontanarsi definitivamente dal PalaDelMauro, un po’ per la sconfitta di stasera, un po’ per i risultati arrivati dagli altri campi (hanno vinto tutte tranne Pistoia che però giocava contro Bologna, altra diretta rivale). A 5 giornate dalla fine i lupi sono a 4 punti dal tanto agognato ottavo posto, ma hanno davanti ben 4 formazioni (tutte appaiata a quota 22) e con due di queste (Cantù e proprio Roma) anche lo scontro diretto sfavorevole. Insomma, matematicamente è ancora tutto possibile ma maledettamente più complicato, e una vittoria stasera sarebbe stata davvero importante.

Il punteggio finale (81-72) potrebbe far pensare ad una partita più adatta alle caratteristiche di Avellino rispetto a quelle di Roma. Ma i capitolini, da un paio di mesi a questa parte, sono cambiati (e tanto), inserendo nel loro roster talento e profondità che gli permettono anche di vincere partite a “chi fa un canestro in più”. Stasera quelli che hanno fatto più canestro di tutti sono stati due ex biancoverdi. Ndudi Ebi e Ramel Curry sono stati rebus irrisolti per la difesa di Frates: il primo, concentrato e attivo come raramente visto dalle nostre parti, ha chiuso con 19 punti, 8 rimbalzi, 5 falli subiti, 3 assist, 26 di valutazione e +16 di plusminus in 27 minuti di utilizzo, mentre  il secondo, con il suo talento offensivo irreale (e ancora intatto nonostante i 35 anni), ne ha messi 15 (chirurgici) in 22 minuti, con 34 da oltre l’arco e +7 di plusminus.

La Scandone ha fatto la sua partita, con Frates che fa partire dalla panchina Banks, lanciando Hanga in quintetto e continuando a cavalcare Gaines: e la scelta funziona perché in un primo quarto da mani fredde (4 pari dopo 5 minuti), il play da Jamaica è l’unico che trova la via del canestro con facilità (8 punti, 2 rimbalzi e 1 assist) ed una sua tripla manda i lupi sul 15-19 alla prima pausa. E alla riprese le cose non cambiano,perché la panchina (con Banks nelle vesti di mattatore) porta al massimo vantaggio Avellino (20-26). Il problema vero è che però si sveglia anche la panchina di Roma: tre triple (una di D’Ercole e 2 di Stipcevic) e le prime iniziative di Curry danno una prima spallata al match e il 37-34 con cui si chiude il primo tempo è quasi un affare per Avellino, ma il peggio doveva ancora arrivare.

Un letargico avvio di terzo quarto, infatti, fa rivedere ai tanti tifosi biancoverdi presenti al PalaTiziano gli spettri della Scandone di 2 settimane orsono. Avellino sbaglia tutto quello che può: l’apatia difensiva porta subito in bonus Roma e il quarto di Anosike spiana la strada ad Ebi e Jones che portano Roma sul +10 (50-40). Il time out (tardivo) di Frates e il quintetto piccolissimo (Hanga da 4, Trasolini da 5) frutta un contro parziale di 0-7, con cui i lupi rientrano prepotentemente in partita sul 53-49 di fine terzo quarto. L’inerzia procede anche ad inizio ultima frazione quando Banks appoggia il 59-58. Ma Roma ha ormai trovato alternative e, con Ejim da numero “4” trova due canestri e fallo consecutivi per riallungare sul 66-58. Il resto lo fanno la voglia di Ebi e la mancanza di cattiveria di Avellino.

Nonostante la sconfitta, però, stasera si è vista un squadra comunque viva che ha lottato (anche bene) contro un avversario che, al momento, ha una marcia in più. Almeno da questo punto, coach Frates ha visto esaudite le sue richieste. Adesso, con i play off che sembrano sempre più lontani e con il tempo che corre inesorabilmente verso la fine, bisognerà provare a raggiungere il primo obiettivo che il coach si è posta nel giorno del suo insediamento: quello di continuare a lottare sempre e comunque, contro ogni avversario: potrebbe sembrare una cosa inutile ma, dopo una stagione del genere, riuscirci sarebbe un traguardo ben più importante e prestigioso dei play off.

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