CALCIORUBRICHE

Il babà sportivo – La vicenda “Totonero” , l’inizio del declino del calcio italiano

Massimo Cruciani era un ortofrutticolo romano che aveva un piccolo vizio: amava il gioco d’azzardo. Un giorno venne avvicinato da un suo cliente:  Alvaro Trinca, il proprietario del ristorante “Le Lampare” di Roma, che gli presentò quattro giocatori della Lazio (Wilson, Manfredonia, Giordano e Cacciatori) i quali lo convinsero ad essere la pedina fondamentale di quello che sarebbe diventato il primo vero scandalo calcioscommesse di rilievo nazionale: il Totonero. L’accordo tra le due parti era piuttosto semplice, i giocatori avrebbero garantito partite con risultati “truccati” su cui il commerciante avrebbe dovuto puntare – anche per loro conto – ingenti somme di denaro in modo da ottenere un grande ricavo da dividere con tutti i diretti interessati alla combine. Ma qualcosa andò storto.

lastampa-scommesse

 

«Iniziò così, per me, una vera e propria odissea che mi ha praticamente ridotto sul lastrico ed esposto a una se­rie preoccupante di intimidazio­ni e minacce»

Queste sono le parole con cui Cruciani iniziò la sua confessione il 1° Marzo 1980 alla Procura della Repubblica di Roma in cui cercava di spiegare la verità dei fatti sostenendo la sua innocenza. Cruciani prese i contatti con Magherini – calciatore del Palermo – per truccare l’esito della gara Taranto-Palermo, che doveva finire, secondo Magherini, in pari; Cruciani scommise, insieme ad altri suoi soci esterni alla combine, 160 milioni in più rispetto ai 20 che aveva già anticipato a Magherini (10 sul pareggio e 10 a due tesserati del Taranto) per un totale di 180 milioni di lire. Per Cruciani fu un disastro, la partita si risolse infatti in favore del Palermo ed egli non fu mai rimborsato dei 20 milioni persi: iniziò così l’odissea che lo trascinò in un circolo vizioso dal quale non seppe più uscire. Mentre il mondo delle scommesse si allargava ingaggiando nuovi protagonisti, Cruciani, per rientrare dal debito, anticipava loro i soldi per investirli in quelli che sarebbero dovuti essere risultati certi che si rivelarono un vero e proprio flop . L’esasperazione portò Cruciani a denunciare tutto e tutti senza avere alcun tipo di freno; tra le squadre imputate spunta anche l’Avellino rappresentato dai nomi di Cattaneo, Di Somma e Pellegrini che avrebbero dovuto ricevere una somma di 80 milioni di lire se avessero battuto la Lazio, complice del sistema. Purtroppo per Cruciani, la partita finì in pareggio e ciò determinò il fallimento suo e del sistema-truffa. Gli interessati provarono ad ottenere il silenzio del mercante romano tramite ogni tipo di minaccia, anche dopo la sua totale rovina:

“Sono ormai completamente rovinato eppure vivo ancora nel terrore di minacce e rappresaglie”

Queste furono le parole con le quali Cruciani terminò la confessione del 1° Marzo 1980 che portò, il 23  Marzo all’arresto di diversi giocatori in diretta durante la trasmissione “La Domenica Sportiva”, tra i quali spunta il nome dell’attaccante Paolo Rossi. Sul piano calcistico: furono squalificati alcuni degli indagati con pene fino ai 6 anni, furono assegnate penalizzazioni di 5 punti da scontare nella stagione ‘80-‘81 ad Avellino, Bologna e Perugia (Serie A), Taranto e Palermo (Serie B), e furono retrocesse il Milan (la prima volta nella sua storia) e la Lazio (dalla Serie A alla B); sul piano penale invece tutti gli indagati vennero prosciolti il 23 Dicembre 1980 poiché il fatto “non sussisteva” tranne uno, colui che aveva denunciato il tutto: Massimo Cruciani. Paolo Rossi tornò in campo 2 anni dopo nel 1982 e, nonostante le poche presenze in campionato, venne convocato da Bearzot ai Mondiali di Spagna in cui fece il capocannoniere portando al trionfo l’Italia . Insomma il Totonero italiano è stata una vicenda degna del “Ciclo dei Vinti”, raccolta di opere di Giovanni Verga, in cui vengono segnalati due gruppi di persone: i vincitori che – in questo caso – sono Rossi (in primis) e tutti gli altri prosciolti, e i vinti come Cruciani ai quali il destino della vita è, è stato e sarà sempre avverso.

 

Di Nick di Luccio

 

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