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E adesso non fermatevi: regalateci un sogno, regalateci la Supercoppa

L’immagine più bella della serata è la gioia nel parterre del Forum dell’ingegner De Cesare che non è  riuscito a contenere la propria gioia. E non poteva essere diversamente. Il patron ci crede e ci crede tutta Avellino nell’alzare finalmente al cielo il primo trofeo da quando ha assunto la proprietà della Scandone nel 2012. Il lupo, per la seconda volta nella sua storia, dopo il 2008 (sul campo degli allora Campioni d’Italia di Siena) si giocherà la chance di poter alzare al cielo il primo trofeo che una stagione di basket mette in palio. E’ stata la vittoria di una squadra che non ha mai mollato nemmeno quando è sprofondata sul – 9 quando le scorribande di Della Valle e l’energia di Polonara sembravano creare non pochi problemi ai lupi. La storia insegna che le sfide tra Sidigas e Grissin Bon non possono concludersi con un semplice “arrivederci e grazie”  se prima non c’è stato un finale da brividi. E lo ha capito Joe Ragland che ha sorpreso tutti, a cominciare dal coach avversario Menetti, con quella tripla a meno di due secondi dal suono della sirena. Un killer instinct da campione da vero. Un canestro che ha ricordato quello sulla sirena di James Nunnally in gara 3 a Pistoia qualche mese fa. Una dote, quella del leader, riconosciuta da coach Sacripanti nel dopogara in cui ha avuto parole di elogio anche per i neo arrivati. Ha convinto l’atteggiamento di Obasohan che ha fatto capire che in termini di personalità non è secondo a nessuno. Se Thomas ha nella fisicità una qualità che pochi altri hanno in questo torneo, Randolph è riuscito a fare quello che gli riesce meglio: attaccare il ferro quando c’è da correre il campo. Servirà anche oggi quando l’adrenalina, la tensione e la voglia di vincere saranno emozioni difficilmente gestibili quando la palla scotterà. Avellino ci crede. E’ tempo di vincere. Palla a due alle 18:15 contro la corazzata EA7 Milano che ha vinto 109 – 87 nell’altra semifinale contro la Vanoli Cremona guidata dai 18 punti di Kruno Simon.

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