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Il “Made in Italy” di Reggio contro il talento a stelle e strisce di Avellino, chi prevarrà?

Partiamo da una considerazione. Reggio Emilia nelle ultime stagioni è la squadra che ha costruito il proprio successo accompagnato da risultati  importanti seguendo una linea di pensiero ben chiara: far giocare gli italiani, i migliori che il campionato italiano può offire. Dalle riconferme di Achille Polonara e Amedeo Della Valle (insieme a quella di coach Max Menetti) che dodici mesi fa portavano la Grissin Bon a giocarsi la finale scudetto in quel team in cui presenziavano anche gli “irpini” Riccardo Cervi e Giovanni Pini.

Il desiderio di riprovare a conquistare quel tricolore ha spinto la società reggiana a rinforzare la base italiana. Ed il mercato estivo ne è stata la riprova: da Pietro Aradori (miglior realizzatore di squadra  e con l’obiettivo dei tremila punti in carriera da raggiungere) passando per Andrea De Nicolao, diventato settimana dopo settimana la mente in campo dei biancorossi, senza dimenticare Stefano Gentile che coach Sacripanti conosce bene per averlo allenato prima a Caserta e poi a Cantù nelle ultime due stagioni.

E’ giusto precisare come lo “zoccolo” italiano vada ad integrarsi con quelli che sono gli altri elementi di caratura europea per la Grissin Bon: dai veterani Rimas Kaukenas e Darjus Lavrinovic sino a Vladimir Veremeenko (1° nella classifica del tiro da due punti col 63,2%).

Dal canto suo la Sidigas ha come intento minimo quello di provare a vincere almeno una delle due sfide al PalaBigi. Il talento di  Nunnally, l’esperienza di Leunen ed Acker, la leadership di Marques Green e i punti di Joe Ragland saranno le basi da cui porre le basi per scrivere un’ altra pagina di storia. Basterà tutto ciò? Al parquet la risposta.

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