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Tranquillo: “Filloy alzerà il livello della Sidigas, sarà quel giusto valore in più”

Nell’Italia che ha chiuso la sua esperienza dei recenti Eurobasket ai quarti di finale contro la Serbia, c’è una stella che ha brillato al di là di ogni previsione che risponde al nome di Ariel Filloy. Il regista con passaporto italiano, nato in Argentina l’11 marzo del 1987, ha convinto tutti a suon di prestazioni frutto di solidità in difesa, convinzioni dei propri mezzi in attacco e quella grinta che rappresenta un toccasana per ogni team. Le statistiche lo hanno collocato alle spalle delle stelle Belinelli e Datome ma la sua importanza negli equilibri di gioco è stata un’autentica priorità per l’ormai ex Ct Ettore Messina che ha creduto nell’ex Venezia dal primo giorno del raduno estivo.

La prova che ha offerto Filloy di certo non mi sorprende. E’ un giocatore che non aveva bisogno di conferme. Si era già visto che tipologia di giocatore fosse. – spiega Flavio Tranquillo, voce di Sky Sport che ha seguito  passo dopo passo l’Italia nel cammino prima e durante Eurobasket 2017

La sicurezza con cui il nativo di Cordoba è sceso sul parquet è stato uno dei pregi vistisi durante la competizine continentale: “La capacità di stare in un gruppo e far sembrare le cose facili come se si giocasse da dieci anni in quella squadra è un aspetto che ritengo molto positivo.”

Può essere Filloy il leader della prossima Scandone? Tranquillo ritiene che “Non bisognerà di certo farsi troppe domande quando arriveranno i momenti difficili perchè Filloy è uno di quei giocatori abituato ad alzare il livello del suo gioco  osì come quello dei suoi compagni di squadra quando si presentano certi tipi di partite. Resta da capire quale sarà l’impatto che avrà su un gruppo rinnovato come quello di Avellino.

Filloy ha fatto parte di una Nazionale che ha tra le sue fila giocatori che da anni indossano la canotta azzurra. Adesso si guarda al futuro con la nomina di  Meo Sacchetti a nuovo Ct e  quella di Bogdan Tanjevic a Direttore Tecnico delle varie squadre federali. “Avere un’Italia più competitiva mi sembra impossibile. Ci sono degli eccellenti allenatori ma che non sono dei maghi. E’ fondamentale capire cosa significa lavorare sui giovani. L’Italia non ha i Bogdanovic o Shved di turno e non li puoi inventare. Serve fare una programmazione strutturale di cinque anni, cambiando gli aspetti strutturali.

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