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Diamo a “De Cesare” ciò che è di “De Cesare”

« Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore. Costoro lo interrogarono: «Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio. È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?». Conoscendo la loro malizia, disse: «Mostratemi un denaro: di chi è l’immagine e l’iscrizione?». Risposero: «Di Cesare». Ed egli disse: «Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero. » (Luca, 20, 20-26)

Tra sacro e profano mai citazione è stata più azzeccata. Perdonateci l’incipit. Qualcuno potrà gridare allo scandalo. Ma facciamo, noi primi, il mea culpa. In estate, in sede di mercato e di preparazione, avevamo criticato ampiamente, come tutti d’altronde l’operato della società. Campagna acquisti che non decollava, ritiro ritardato ed iniziato con pochi intimi, le solite firme che non arrivavano. E avevamo criticato anche Alberani incapace, fino a quei giorni, di dare una sterzata al modus operandi del patron. Ancora troppo distaccato, come nelle stagioni passate che avevano portato all’allontanamento volontario di  Nevola verso Caserta.

Poi alla conferenza stampa di presentazione di Sacripanti la scintilla. De Cesare parla di cuore, parla di lupo. Da buon condottiero chiede alla squadra di invertire la rotta. E conferma la sua intenzione di rafforzare la squadra. In pochi ci credono.  La Scandone stenta ad inizio torneo. Qualche vittoria, molte sconfitte. Sembra la solita annata balorda. Poi la scintilla. Il mercato, due colpi due azzeccati. E l’operazione simpatia firmata Green. La piazza si infiamma, Sacripanti pure, la squadra lo segue ed il miracolo è fatto. Il record di vittorie consecutive, nel mezzo l’exploit a Milano. Le “Final Eight”: da cenerentola, Avellino arriva in finale e per un niente la perde. Poi il campionato e il resto è storia recente. Facciamo il mea culpa e affidiamo nelle mani di De Cesare il futuro. Che si chiama  per ora semifinale scudetto ed Europa. Perchè in Europa di riffa o di raffa ci torniamo. Come ai bei tempi. E allora, diamo a “De Cesare” ciò che è di “De Cesare”. E perdonateci l’accostamento nell’incipit. Ci basta guardare l’immagine di copertina. Occhi chiusi nell’abbraccio con Sacripanti. Amore, passione. Il patron della Sidigas ha mantenuto la promessa della conferenza stampa di presentazione. Cuore, passione, sudore. E poi Lupi. Lo gridiamo a gran voce: “Lupi, lupi, lupi, lupi”. L’Irpinia sogna. Il pallone, quel maledetto pallone, finisce in secondo piano. Si parla di scudetto adesso. Scusate se è poco.

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