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E’ proprio cosi che muore il calcio: per il gesto di un singolo punita la voglia di credere nello sport

Il lancio di una bottiglia che manda in frantumi il vetro di una macchina fa male allo sport, fa male alla parte sana dello sport. Quella parte che mai viene tutelata e nella quale sono compresi i centinaia di tifosi biancoverdi che in ogni trasferta sostengono l’Avellino. Ecco in tutta questa storia pagano loro, i non colpevoli e a deciderlo è la giutizia. Che strano. Strano perchè si è deciso di far passare un gesto imbecille per “premeditato” quando stesso coloro che hanno denunciato specificarono di essere li per caso, per aver perso tempo. Come si fa a premeditare qualcosa di casuale? E allora succede che il gesto di un singolo pesa, secondo chi deve adottare le giuste contromisure ad atti di violenza in manifestazioni sportive, come la corretta passione di un’intera tifoseria. E alla fine anche questa appare una violenza. Violenza verso chi ama quei colori e negli anni ha sempre seguito una squadra senza clamori e senza far sentire la propria voce se non dalle gradinate di un impianto sportivo. Finisce cosi, con il divieto “territoriale” come a specificare dove c’è il gruppo di cattivi. Tutti. Indistintamente. Anche chi chiede il permesso dal lavoro per andare fino Vercelli, chi alla vigilia di Natale parte per la Sicilia e diserta il cenone con la famiglia e chi porta i propri figli in giro per l’Italia raccontandogli storie di calcio. Perchè chi investe nella passione non ha mai la giusta conderazione nemmeno da chi dovrebbe garantire la voglia di credere nello sport. Cosi vince quella stupida, incontrollabile e inaccetabile violenza e basta.

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