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[ESCLUSIVA] Avellino Calcio – Vullo: “A Rieti come a Crotone. Il cuore dei lupi non muore mai”

L’Avellino domani a Rieti si gioca una fetta importante della propria storia recente. Si gioca il ritorno in Serie C, nello spareggio con il Lanusei. Una partita che ha regalato tanto entusiasmo, ha fatto riesplodere l’amore per il lupo da parte della sua gente, mortificata e delusa nemmeno 12 mesi fa, quando fu costretta ad assistere ad uno scempio, ad una mortificazione troppo grande, che rischiava di distruggere una passione.

Alla vigilia dello spareggio con il Lanusei di Rieti, che vedrà un esodo di tifosi avellinesi in Lazio, stamattina abbiamo ricordato un anniversario stupendo, che ricorre oggi, 11 maggio. E’ quello della promozione conquistata a Crotone. Be 15.000 luoi invasero l’Ezio Scida per spingere l’Avellino alla promozione in Serie B. Promozione che arrivò con un gol di Sasà Marra, con il quale l’Avellino piegò il Crotone 1-0 e staccò il pass per la B dopo 7 anni. 

Sulla panchina dell’Avellino sedeva Salvatore Vullo. Ex calciatore dei lupi, ai tempi della Serie A e vero condottiero di quella stagione.

Proprio Salvatore Vullo, ai nostri microfoni, ha voluto ricordare quella data, quella promozione e quell’esodo di un popolo a Crotone, che rivedremo in parte domani a Rieti. Parole anche sulla sfida al Lanusei, sul lavoro di Bucaro e Cinelli, suoi ex calciatori tra l’altro e sulla sfida che vedrà l’Avellino opposto domani al Lanusei.

Questa la sua intervista ai microfoni di SportAvellino.it

– Mister Vullo, oggi 11 maggio, esattamente 16 anni fa a Crotone il suo Avellino conquistava una grande promozione in Serie B. Spinti da 15.000 lupi allo Scida, con un gol di Marra, l’Avellino ottenne il successo sperato. I suoi ricordi di quella stagione e quella giornata in particolare?

“E’ un anniversario bellissimo. Sono ricordi fantastici. La stagione iniziò male, io arrivai in corsa a sostituire Ficcadenti. La squadra era allo sfascio e ci venne chiesta una salvezza tranquilla. Allora iniziai a lavorare con Salvatore Di Somma su come compattare quel gruppo e su come far capire loro in che piazza giocavano. Devo dire che i ragazzi sono stati esemplari e iniziarono a seguirci. La squadra iniziò a recuperare punti e fece una cavalcata straordinaria. Tra l’altro, quello che ci faceva davvero piacere, era il gran bel gioco che esprimevamo e che la gente apprezzava particolarmente. A Pescara, nel girone di ritorno, nello scontro diretto, ci imponemmo e dimostrammo la nostra forza, scappando a 5 punti di vantaggio. Poi ci fu un periodo complicato, con gli abruzzesi che ci recuperarono tutti i punti e arrivammo all’ultima giornata a pari punti, ma noi avvantaggiati dagli scontri diretti. Dovevamo giocare a Crotone, una squadra senza obiettivi, ma vogliosa di chiudere bene in casa il campionato. Ci serviva la vittoria e la squadra era carica. Quella settimana prima della partita ricordo l’affetto della gente, la carica che ci davano tutti, le lettere, le telefonate dei tifosi.  Arrivammo dunque a Crotone carichi a mille, vogliosi di scrivere la storia. La sbloccammo subito, con Marra, e in partite del genere è importante segnare subito perchè poi allenti un pò di tensione. La gara fu brutta, con molti falli, agonisticamente tesa. Nel finale fu difficile perchè non avevamo notizie del Pescara, noi iniziammo a temere di non farcela, ma alla fine al fischio dell’arbitro si liberò la gioia dell’impresa. E’ davvero un ricordo fantastico. Ricordo i circa 15.000 tifosi avellinesi presenti allo Scida, sembrava il Partenio. Un abbraccio meraviglioso. Emozioni che poche piazze regalano”. 

– Mister, dicevamo che a Crotone c’erano 15.000 tifosi a sostenervi. Un esodo che anche domani possiamo rivedere a Rieti, anche se in numeri minori. Quanto è importante il calore di questa gente e di questi tifosi per chi poi entra in campo?

“Avellino è i suoi tifosi. L’ho sempre detto. Le imprese che questa squadra ha scritto nella sua storia sono dovute in gran parte a loro. Dalle salvezze insperate in Serie A, alle promozioni. Senza l’affetto di questa gente, la storia dell’Avellino non sarebbe mai esistita. Un popolo incredibile. A Crotone, come detto, fu una cosa incredibile, perchè mai in nessuno stadio avevo mai visto che i tifosi locali si togliessero per far arrivare gli ospiti. Ricordo che la partita iniziò anche un pò in ritardo perchè alcuni crotonesi protestavano per queste decisioni, che a dire il vero, portano dei rischi per la sicurezza. Ma poi ci fu una marea biancoverde e soprattutto correttezza. Tanto calore si, ma nessun problema di ordine. E stessa cosa sarà domani a Rieti. Non so quanti tifosi ci saranno, ma sarà uno stadio avellinese. Dalla Sardegna tra l’altro, saranno ben pochi, quindi è come se si giocasse ad Avellino. L’importanza dei tifosi sarà ancora una volta determinante e anche domani, dimostreranno a tutta Italia, chi sono gli irpini. Io l’ho vissuto 4 anni da calciatore e poi 2 da allenatore. E lo dico chiaramente che senza i tifosi non avremmo mai raggiunto la salvezza o vinto i campionati”. 

– Mister domani spareggio con il Lanusei per l’Avellino. Dopo una grande rincorsa i lupi ora si giocano in 90 minuti la promozione.Una sua analisi su questa partita e sulla stagione biancoverde?

“Io lo dissi qualche mese fa. Se l’Avellino si compatta e gioca come sa, la rimonta è possibile e ora ci troviamo qui a parlare di spareggio quando i lupi erano anche a -10 dai sardi. Mi aspetto una partita difficile, perchè domani si parte da 0-0. Certo, l’Avellino avrà la spinta del suo popolo, ha più esperienza con giocatori abituati a queste partite, ma non bisogna pensare di aver già vinto. Perchè sarebbe un errore gravissimo. Rispettare l’avversario, giocare concentrati e pronti per l’ennesima battaglia. I tifosi sicuramente saranno un fattore chiave ma in campo ogni partita ha una sua storia e può accadere di tutto. Io mi reputo avellinese, un lupo, e sono sicuro che domani festeggeremo la Serie C. Però, serve concentrazione e grinta, il dna che ha sempre contraddistinto l’Avellino e che Giovanni Bucaro ha saputo trasmettere ai ragazzi”. 

– A guidare l’Avellino ora ci sono Bucaro e il vice Cinelli, due ragazzi che tra l’altro ha allenato anche lei e Cinelli fu protagonista, per tornare al 2003, di quella annata. Come lei, anche loro hanno vissuto prima da calciatori l’esperienza irpina e poi da allenatori. Che differenza c’è nel vivere gare del genere in campo e a guidare la squadra dalla panchina? 

“Bellissima domanda. In campo vivi la partita sapendo che il risultato dipende da te, sei tu che giochi ma non sei solo. Hai 10 compagni che ti supportano e una panchina a guidarti. Da allenatore è molto più difficile, soprattutto per una cosa. Sei “solo”. E l’allenatore deve essere solo. Se ha un’idea. si può confrontare con lo staff, ma la scelta è sua e deve essere sua. E’ lui che durante la settimana vede come stanno i ragazzi ed è lui che la domenica deve decidere come farli giocare, le sostituzioni, chi far spingere e chi no. Insomma, finali del genere, come domani, per un allenatore sono speciali. Faccio un in bocca al lupo a Giovanni e Daniele, che hanno fatto un lavoro fantastico e che sono certo, sapranno chiuderlo al meglio. E un grosso abbraccio e in bocca al lupo a tutti i tifosi che domani seguiranno le sorti dell’Avellino e sono certo che anche domani, tutta l’Italia resterà meravigliata dalla grandezza di questo popolo, come accadde 16 anni fa a Crotone”. 

[Amarcord] 11 maggio 2003: Crotone 0-1 Avellino: Marra e 15.000 avellinesi spinsero i lupi al ritorno in Serie B

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