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Farsi amare anche da avversario: ad Avellino torna l’uomo del “destino” biancoverde

Ci sono calciatori capaci di lasciare in pochi mesi un ricordo indelebile nei posti in cui giocano. Calciatori capaci di amare e farsi amare anche quando diventano avversari. Calciatori come Gianmarco Zigoni, che come Arini e Schiavon venerdì sera calcherà per la prima volta il prato del Partenio dopo la fine della sua avventura biancoverde. Sono passati ormai 46 mesi dalla sua ultima apparizione con la maglia dell’Avellino, ma il tempo non ha scalfito l’affetto reciproco maturato durante i suoi 18 mesi in Irpinia. 42 presenze e 17 gol. Numeri certamente importanti, ma che da soli non bastano ad esplicitare l’importanza che Zigoni ha avuto nel mondo Avellino. Un mondo per il quale Zigoni è stato l’uomo del destino. Nella prima esperienza, quando arrivò sul gong del mercato e di fatto condusse i lupi alla salvezza tranquilla con i suoi 11 gol. E soprattutto nella seconda mezza stagione, quella del ritorno in B.

L’arrivo a gennaio; il gol decisivo nella clamorosa rimonta di Barletta, nel momento più difficile del campionato. E poi l’apoteosi del 5 maggio 2013, a Catanzaro. D’Angelo mette il pallone in mezzo e Zigoni lo butta in rete. E con esso tutte le sofferenze e i bocconi amari che l’Avellino e la sua gente avevano dovuto ingoiare dopo il fallimento del 2009. È il morso del Cobra, è il gol della rinascita. E Zigoni si manifesta ancora una volta come l’uomo del destino. L’uomo giusto al posto giusto. Quel gol lo consegna alla leggenda biancoverde.

Una leggenda della quale è entrato a far parte con grande umiltà e generosità. Qualità sempre apprezzate dal popolo irpino. Ed è stato forse proprio questo il segreto del successo di Zigogol ad Avellino: è scattata la scintilla e l’empatia con l’ambiente. Umiltà e generosità, ma anche coraggio e tenacia. Pochi proclami, poche parole, tanti fatti. Tutti elementi che alimentano il rimpianto per la sua mancata riconferma nel primo anno di B. Ma forse è giusto così, perché è sempre meglio che il ricordo dei grandi rimanga scolpito nell’eternità. E l’urlo di gioia liberato nel cielo di Catanzaro resterà per sempre. Nella mente di Zigoni e dei tifosi. Tifosi che venerdì lo accoglieranno per la prima volta da avversario, ma che saranno pronti a riservargli una calorosa accoglienza. Come si fa con quegli amici che non vedi da un po’, ma a cui continui a volere bene. Zigoni farà un timido sorriso e poi diventerà un rivale. Per novanta minuti. Prima di tornare nella leggenda biancoverde.

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