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Gargantini RSI (Svizzera): A Pyeongchang con l’Avellino nel cuore, prestazione rassicurante

Caro direttore

Era quasi la 1 di notte qui a Pyeongchang, mi si chiudevano gli occhi ma l’urlo di Dino Manganiello mi ha spalancato il cuore. Potente come lo era Bum Bum, anche questo Moretti reaparecido orgoglioso ha sparato un siluro e sembrava averla messa in cassaforte. Dopo aver dominato, l’1-0 al 90’ era del resto il premio legittimo per una squadra generosa e superiore, nonostante le assenze. A quel punto mi sono fatto prendere dall’entusiasmo: sarà la distanza che accentua l’attaccamento, sarà un pizzico di presunzione, ma ho commesso l’errore imperdonabile di twittare che ormai avevamo vinto. Sbaglio fatale, e si che sono scaramantico come pochi. La maledizione, cinica e puntuale, è arrivata poco dopo che la voce di chi ha la fortuna di raccontare in diretta le partite del Lupo su Radiopuntonuovo l’aveva quasi chiamata. Ma come? Mancano pochi secondi, siamo in controllo, e Novellino si inventa una sostituzione che andrà ad allungare il recupero?! Sì, è andata proprio così e quando Cacia ha infilato l’1-1 mi sarei picchiato per quel tweet ingenuo e prematuro… Ma ormai non c’era più nulla da fare.

Peccato, il punto è poco e poco cambia nell’economia del campionato, ma la prestazione mi pare di poter dire sia stata rassicurante. Piuttosto solida: in attesa che si svuoti l’infermeria.

Abbiamo avuto la conferma che dobbiamo sempre esprimere il massimo per raccogliere almeno il minimo. Ma continuando con questa convinzione dovremmo poter acciuffare la salvezza. Troppo in là, però, non voglio e non oso guardare. Per ora, qui in Corea, mi rimangono soprattutto la delusione e lo sconforto. A ribadire come non esista distanza che possa attenuare le ragioni del cuore.

Omar Gargantini

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