Non c’è una foto, che sia una, che lo ritrae a tirar volate. Macchè, la pianura non è il suo forte. D’altronde da un “lupo” irpino che pretendete? Che si ispiri a Cipollini? Che sia un velocista? Uno che gli piace tirar volate? Dimenticatelo. Cristian Evangelista è un amante delle montagne. Degli arrivi in salita. Di quelli duri, tosti. Che ti tagliano le gambe, ti tolgono il fiato. Di quelli che segnano la sofferenza. “Sono vissuto nel mito di Marco Pantani. Nel ciclismo moderno sono molto affascinato da Contador. Sono un passista scalatore. Uno a cui piace soffrire in salita. E magari da oggi anche vincere. Perché il ciclismo in pochi anni è diventata la mia vita. E ora, da dilettante, voglio giocarmela. La Vejus mi ha offerto una grandissima possibilità. Ora sta a me giocarmela. Con forza e coraggio. Le sfide non mi spaventano. Vivo per le sfide. E ora che mi si è aperta questa porta, proverò a sfondarla. Perché ci tengo. Lo devo alla mia famiglia, lo devo ai miei amici con cui in questi anni ho condiviso migliaia e migliaia di chilometri di pedalate. Lo devo a me stesso”.
In una famiglia di “pallonari” incalliti, Cristian ha trovato nel ciclismo la sua passione infinita. “Ho cominciato quasi per gioco. Seguendo mio fratello Vincenzo che mi ha trasmesso la passione per questo sport. Poi la mia squadra, la Asd Ciclistica Avellino. Da lì ho capito che per me non era solo un gioco…. Nel giro di tre anni ho realizzato un piccolo sogno. Sapevo che era molto difficile raggiungere. Ora mi sento bene fisicamente e darò il 100% per ottenere dei buoni risultati”.
