Scandone: dal Paradiso all’Inferno, dal sogno scudetto ad un fallimento progettuale

Il 6 giugno scorso veniva stappato champagne all’ombra dei faraglioni di Capri. Un momento di convivialità celebrante l’impresa del calcio con la vittoria del campionato di serie D e della poule scudetto. A distanza di un mese e poco più Gianandrea De Cesare è chiamato a difendersi in Tribunale dinanzi al Giudice Fallimentare dall’inchiesta che riguarda l’azienda Sidigas divenuta di dominio pubblico.

La stessa azienda che sette anni fa salvò la Scandone (anche lì) da una delicata crisi societaria decidendo poi di investire ingenti risorse, portando Avellino ai vertici del basket italiano ma senza mai vincere nulla. I risultati parlano chiaro.

La notizia della possibile autoretrocessione in serie B come confermato stamani da “La Gazzetta dello Sport” (leggi qui) ha gettato nell’angoscia tutto l’ambiente biancoverde. E’ troppo forte la delusione per lo scenario che andrebbe a crearsi. La città e la provincia si sentono presi in giro da De Cesare che altro ipotesi non che chiedere di autoretrocedere in serie B. Fino a poche settimane fa si parlava dello spirito da lupi emerso nei playoff contro Milano, ritenuta l’avversaria contro cui concorrere come accaduto nei recenti campionati. Un’onda emotiva presa come esempio per la programmazione della nuova stagione.

Ora non resta che aggrapparsi alla speranza di salvare il codice Fip e ripartire. Una tempesta nella calura estiva di questi giorni. Perchè tutto questo? Perchè non invocare aiuto e fare chiarezza coi giusti tempi ed evitare tutto ciò? Perchè giocare sulla passione di una piazza con quel comunicato che dice tutto e nulla con frasi di circostanza? Perchè non indire una conferenza stampa essendo l’Amministratore Delegato e venedo accompagnato dai suoi legali? Il modus operandi visto negli ultimi anni ovvero restare dietro le quinte  questa volta non pagherà.

Da mecenate a uomo amato dalla piazza adesso Gianandrea De Cesare verrà ricordato non solo per i tanti soldi investiti nella pallacanestro (da Taquan Dean a Jaka Lakovic, da Linton Johnson a Marques Green e Ron Slay, dagli ex Nba Jarvis Hayes, James Nunnally, Norris Cole e Demetris Nichols, da Riccardo Cervi a Joe Ragland arrivando a Caleb Green e Ike Udanoh senza dimenticare allenatori del calibro di Pino Sacripanti, Frank Vitucci e Cesare Pancotto) a colui che ha spedito la Scandone in una categoria lontana anni luce da quello che è diventato il movimento cestistico nella nostra provincia.

L’amarezza è tanta. La pallacanestro era motivo di vanto sul panorama italiano ed europeo. Una possibilità di indotto economico e commerciale per la nostra terra. Ma aver voluto sempre gestire sempre da solo il tutto è una politica che alla lunga non ha pagato perchè adesso la Scandone non interessa a nessun imprenditore locale o di grido sulla scena nazionale.  Speriamo di sbagliarci e che, invece, qualcuno possa farsi avanti nel salvare il salvabile. Anche all’ultimo istante. Altrimenti bisognerà rialzarsi come già accaduto in altre difficili pagine della storia irpina. E solo il popolo con la fede nel lupo lo saprà fare.

Sidigas Avellino – Il grido degli Original Fans al PalaDelMauro. Salviamo la Scandone

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