Sidigas, coppa sì, coppa no? Tra dubbi e realtà che non possono essere ignorate

La Sidigas Avellino cede il passo allo Zielona Gora e perde la terza partita casalinga di questa stagione europea. Ed è subito polemica. A Palazzo si iniziano a sentire brusii di lamento: “Questa coppa fa schifo”, “usciamo e puntiamo sul campionato”, fino al gettonatissimo “si perdono solo energie”. Tutto vero? Ni.

Ecco perché:

1) La coppa toglie energie: Sì. Certo. Viaggiare in giro per l’Europa e non allenarsi quanto altre squadre del campionato è sicuramente un fattore negativo. Di contro, però, c’è che tutte le squadre di alta classifica come Milano, Venezia, Trento, Sassari, Torino e finanche Reggio Emilia e Capo d’Orlando, disputano una Coppa. Proprio come la Scandone. Può quindi questo essere un motivo di lamento? No di certo. Non fare la Coppa significa essere alla stregua di squadre come Pesaro, Brindisi e Cremona (che lo scorso anno era retrocessa). L’unica eccezione è Brescia ma il recente filotto negativo dimostra che non è una questione di energie quanto di conoscenza pregressa dei giocatori: otto giocatori sono stati confermati, un avvio col botto – anche se non così clamoroso – era pronosticabile.

2) Ci si allena poco: indubbiamente. E se il discorso rispetto alle dirette concorrenti in campionato è speculare a quello fatto nel paragrafo precedente, si deve anche aggiungere che quando la Sidigas è scesa in campo fresca ha dimostrato di essere più pronta e quasi imbattibile. Tuttavia non si può ignorare che quello che si fa in allenamento si deve provare in campo. Per cui chi ci assicura che senza le infrasettimanali la Scandone sarebbe cresciuta con questa velocità e costanza e avrebbe chiuso il girone d’andata come prima della classe? Nessuno. Come nessuno può dirci il contrario. Certo è che i progressi di giocatori come Scrubb e Ndiaye passano dall’aver avuto più di un’occasione nella quale steccare; più di una chance di poter leggere una situazione di gioco come una difesa sul pick’n’roll nel caso del centro africano, e migliorarsi.

3) Questa coppa non è di alto livello: forse. Anzi no. E comunque sia che il livello sia alto o meno, è un fattore importante per il futuro. Riprendendo le interviste di inizio anno si può notare come tutti i giocatori neo arrivati abbiano espresso un concetto che su per giù era questo: “Sono contento di essere in una squadra che mi permette di lottare ad alto livello in Italia e che…mi permette di disputare una Coppa”. Fare la Champions porta appeal. Rich, Scrubb, Wells, Filloy, Lawal, siete sicuri del fatto che sarebbero stati a roster se lo scorso anno la Sidigas non avesse disputato con dignità la Champions? O se in estate si fosse deciso di rinunciarvi per quest’anno? Io non credo.

4) Uscire e puntare sul campionato: Avellino è una città, ahimè/ahinoi, calciofila. E proprio per questo il parallelismo calcistico può aiutare: chi di voi pensa che l’uscita dalla Champions League, quella di calcio, abbia rappresentato un plus per il Napoli? Non io. Ma senza continuare con questa parentesi totalmente fuori contesto e forse poco pertinente basti pensare alla situazione attuale di classifica nel girone. Se la Sidigas dovesse, malauguratamente, perdere tutte le restanti 3 partite non riuscirebbe comunque ad evitare la “qualificazione” alla quarta coppa europea. Vi sembra un upgrade? Se questa competizione non è considerata di livello cosa significherebbe scendere di una categoria? E ancora: uscire e rimanere focalizzati sul campionato garantisce la vittoria dello scudetto o la finale? Le serie nei playoff durano 7 gare. Ci sono variabili impazzite e incontrollabili come infortuni e accoppiamenti. Quindi la risposta è no.

Alla luce di questa disamina è chiaro che per chi scrive il pezzo uscire dalla Coppa non rappresenterebbe solo un fallimento. Uscire dalla Champions non è un’opzione. Ma quello che si scrive non è Vangelo. Voi cosa ne pensate?

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