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E’ Futsalmania: la Sandro Abate ha riacceso l’Irpinia

Metti una squadra di futsal che in quattro anni è riuscita a passare dai campi scoperti di provincia ai maggiori Palasport italiani. Aggiungici una società seria che non ha mai alzato la voce, accettando a proprie spese di rifare palazzetti pur di giocare dignitosamente. Si continua con l’allestimento di una rosa, dopo la promozione in A1, degna del blasone e del nome che porta. Per di più costretta a trovarsi un Palasport fuori dalla provincia pur di non vedersi iscritta nel campionato di massima serie. Si riflette sullo spessore del gruppo imprenditoriale (Gruppo Abate ndr) e sulla stima che nutre nei confronti dei migliori imprenditori del Meridione. Ne viene fuori un quadro che fa sorridere, che crea entusiasmo, “persino” programmazione in questa terra dove tra calcio e sport negli ultimi anni non si riesce a capire più niente. E quindi, un motivo se, aziende come Neuromed, Pastificio Graziano, Birrificio Ventitrè, Finauto, Sienergia, Piuenne, Centro Commerciale Mercogliano, Soft Tecnology, Intranet e chi ne ha più ne metta, decidano di legare il proprio nome con un contributo economico “redditizio” in termini di immagine, c’è ed è visibile. Eppure, nel silenzio di una società matura che sa il fatto suo, manca una struttura dove poter far vivere alla città di Avellino e a tutta la provincia, la gioia delle vittorie e l’entusiasmo anche di un provvisorio primo posto in classifica. Ma nel silenzio si costruiscono le cose più belle. E stamane in città, non si parlava altro dell’impresa degli uomini di Oranges di ieri sera a Catania. Una vittoria che fa il paio con quella all’esordio in campionato nella capitale contro l’Aniene (3-2) e quella rotonda interna contro il Latina (5-1). Nel mezzo il ko interno contro l’Eboli (3-4). Un ko che grida ancora vendetta per come è maturato a venti secondi dalla fine. Ma dopo la vittoria di ieri al Catania (che non perdeva punti nelle mura di casa da 11 partite consecutive), l’Irpinia si è risvegliata con il sorriso. E con l’orgoglio di poter essere finalmente rappresentata non da una squadra che vince. Ma di una società che programma e che ha voglia di aprire un ciclo che possa portare Avellino sul tetto d’Italia il prima possibile. Magari con qualche struttura sportiva in più, l’intero movimento potrebbe crescere ancora. Magari portato nelle scuole lontano dai giochetti economici che oggi legano i settori giovanili del calcio alle famiglie. Investimenti e programmazione portano lontano. Ma vanno costruiti a casa, decisamente a casa. La gioia per le vittorie va condivisa, anche il dolore e l’amarezza per le sconfitte. Per farlo c’è bisogno dell’aiuto di tutti. Si, proprio tutti.

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