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Marcolin plasma il suo Avellino: contro di lui una sola condanna

“Ho visto che i giocatori recepiscono subito le mie indicazioni”. Queste le parole di mister Dario Marcolin dopo la sua prima settimana di allenamenti con il gruppo biancoverde. Una delle migliori notizie per un allenatore che deve cambiare rotta e che ha un sogno: portare l’Avellino tra le prime otto squadre della categoria con  nove partite da giocare. Nessuno ha chiesto nulla a Marcolin se non impegno e partite in cui sudare la maglia. Questa l’unica prerogativa del suo lavoro oltre a una salvezza che non si discute come obiettivo minimo, quasi scontato a questo punto della stagione. Il tecnico lombardo è ambizioso e non vuole essere un semplice traghettatore. Lui vuole conquistare la piazza, restare e plasmare la squadra per la prossima stagione. L’opportunità gli è stata data ma sulla sua testa pende una condanna che nessuno potrà togliere: il tempo a suo disposizione per dare il vero volto che lui desidera a questa squadra prima che sia troppo tardi per raggiungere i posti sperati. Cambio modulo già effettuato, manovra rapida con tocchi di seconda per raggiungere la trequarti e soprattutto niente paura degli avversari. Queste le prime lezioni impartite al gruppo e a quanto pare messe in campo dai calciatori nella sfida con il Crotone. Probabilmente Rea sarebbe partito titolare se non avesse accusato problemi fisici prima del match ma alla fine Marcolin si è affidato agli uomini chiave di questa stagione con il coraggio di far accomodare il capocannoniere della squadra in panchina. Ora con una settimana in più si potranno vedere altri effetti della cura Marcolin, sicuramente non quelli definitivi, ma considerando il tempo a disposizione del tecnico dovranno essere quelli utili per dare conferma ai suoi obiettivi. Purtroppo il tempo è contro Marcolin per plasmare il suo Avellino e puntare all’obiettivo in cui in molti sperano anche se ormai non pronunciano più. La lancetta delle occasioni ora passa per la sfida con il Latina e non coglierla significherebbe correre ancora di più in futuro con la consapevolezza di non farcela. Una condanna tremenda che pesa ma che potrebbe dare anche una spinta importante. Quella spinta di chi è consapevole che il vero obiettivo, quello che ti farebbe dire di aver vinto davvero, è lontano ma straordinariamente affascinante raggiungerlo ora.

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