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Serie B, pres. Mauro Balata: “Un campionato con meno squadre è più competitivo. Conviene anche alla Serie A”

L’estate scorsa nel calcio italiano si è tenuta una vera e propria bufera, che ha coinvolto diverse squadre di Serie B, che non si sono iscritte al torneo. L’estate da incubo ha toccato come sappiamo anche l’Avellino, costretto a ripartire dalla polvere della Serie D. Una bufera che è attesa anche per la prossima estate, con il caos ripescaggi, visto che Gravina rivuole una B a 22 squadre e tanti club che rischiano la non iscrizione.

Chi resta fermo sulle sue decisioni di una B con meno squadre, è il presidente della Lega B, Mauro Balata che alla Gazzetta dello Sport ha documentato come una B più ristretta stia portando a maggiori benefici, che possono giovare a tutto il calcio italiano. Balata ha elencato alcune parole chiave importanti per la sua Serie B: competitività, strutture, riforme, giustizia.

Questa la sua intervista:

“Torneo a 19 squadre sta riuscendo alla grande. Siamo piacevolmente colpiti. Torneo equilibrato, alta qualità tecnica. Bravi i club a valorizzare i giocatori: di cui il 75% italiani e oltre il 30% under 21. La B è una eccezionale palestra per la A e gli spettatori rispondono vista l’affluenza in crescita. La B forte conviene alla A. Aiutano anche i prezzi bassi? Certo. Siamo un sistema calcistico fortemente legato al territorio, è una politica mirata; l’accoglienza è fondamentale. Non solo allo stadio, i nostri club lavorano tanto sui vivai, facendo praticare sport ai giovanissimi e praticamente gratis. Poche risorse e strutture? È un problema che riguarda tutta l’Italia. In concreto: le risorse sono scarse. Però per esempio il Frosinone ha sfruttato il “paracadute” post­ retrocessione dalla A rifacendo lo stadio. Io sono per una politica aggressiva, per un tavolo di lavoro con la Serie A. Da questo punto di vista la mutualità, i soldi dalla lega maggiore, rispetto ad altre leghe europee ci penalizza: in Germania la seconda serie prende il 20%, da noi siamo al 6%. Eppure formiamo giocatori e squadre che spesso vanno in A e sono “pronti”. Ma si badi, non parlo di assistenzialismo». Poi scoppia un pasticcio ripescaggi e alla gente chi va a dire che il campionato è bello? «Però i problemi di sostenibilità erano noti da anni. Se i club falliscono non è solo un nodo sportivo, si ripercuote anche su famiglie che perdono posti di lavoro. La riforma dei campionati è inevitabile e irreversibile, noi abbiamo gestito il problema estivo garantendo la partenza del torneo. Bisognava fare delle scelte e bisogna ancora farle. Non si può più far finta di niente. Il presidente Figc, Gravina, ha già riformato i criteri per le licenze nazionali, però bisogna andare avanti. Una B a 22 comporta un torneo lunghissimo, partite più noiose, maggior rischio infortuni. Invece guardi che equilibrio e che qualità c’è ora. E inoltre c’è addirittura un incremento degli abbonati rispetto al 2017-18 dell’1,3%: e l’anno scorso c’erano piazze come Parma, Bari e Cesena…Penso che al Consiglio Federale di fine mese si parlerà in modo concreto dei format. Noi l’11 faremo un’assemblea dedicata per arrivare con delle proposte, anche sulla giustizia. Intanto proporrei un inasprimento delle pene per fatti di rilevanza penale legati al calcio. In più penso a un potenziamento della giustizia sportiva: maggior uso della tecnologia, rotazione degli incarichi dentro la Procura e creazione di sezioni specializzate che garantiscano efficienza e tempi più stretti; una sezione potrebbe occuparsi di doping, una sezione di iscrizioni, una di match fixing, una di violazione delle norme dentro gli impianti”. 

 

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