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40 anni di logo: e se il Mercato lo cambiasse?

Quest’anno il nostro adorato e discusso logo compie 40 anni. Un logo che negli ultimi anni è stato motivo di discordie all’interno del tifo irpino, dopo il fallimento, l’abbandono della denominazione storica e del logo, per poi ritornare ai vecchi fasti solo nel 2015, anche li con qualche difficoltà.

La storia di come nasce il nostro logo è affascinante e carica di amor sportivo e cittadino, riprendendo delle interviste di testate locali è curioso scoprire di come il nome del disegnatore si sia perso per un errore di pigrizia, perdendo, solo pubblicamente, la memoria del proprio lavoro. Sgrosso non registro mai il logo, donandolo al presidente Iapicca nella stagione 1977/78. Il tutto fatto per aiutare una società che all’epoca stava regalando alla comunità avellinese uno dei sogni più belli in assoluto, lottare per l serie A, e quegli attimi continuano e rivivere tutt’oggi nella memoria di chi, fortunatamente ha vissuto quegli anni di gloria.

Ma il calcio è cambiato, migliorandosi o peggiorando chi lo sa, ma sono cambianti totalmente gli interessi. Un tempo un logo poteva emozionare e non si pensava minimante a quello che ora è definito come merchandising, o minimante lo si progettava in una fase ancora embrionale del calcio italiano. I logo era un simbolo di comunità cittadina, ora un logo muove, guardando i dati esteri di Premier o Bundesliga, ma anche delle stesse Barcelona e Real, il 40% di incidenze sul fatturato totale di un club.

In Italia, la Juventus ha presentato il suo nuovo logo e le polemiche non sono di certo mancate, dividendo il pubblico in due fazioni: in chi lo apprezza, e chi invece lo disprezza, definendolo un ideogramma.

Nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli ma quel che colpisce, che la funzione attribuita in passato al logo è completamente cambiata, deviata. L’obiettivo finale del restyling è quello di espandere il proprio mercato, di rendere la Juventus un marchio che vada al di fuori del tifo, degli appassionati di calcio, ed aprirsi ad un pubblico maggiore. Eliminare tutto ciò che rappresenta l’identità di una squadra sportiva rappresentante una città, ed ecco scomparire il toro, simbolo della città di Torino.

Ma il caso Juventus non è l’unico.

La società piemontese ha voluto stravolgere il proprio logo, riprendendo un pò la politica dei New York Yankees che hanno il simbolo ad un livello superiore: nella moda. Capita tutti i giorni di incrociare qualche millennials col cappellino da baseball americano, sicuramente difficilmente avrà visto una partita di baseball, ma la politica del logo al di fuori dello stadio, adottata dai NY Yankees ha funzionato.

Nelle ultime settimane si è discusso molto della scelta in terra spagnola, sponda Real Madrid, di modificare il proprio logo per renderlo appetibile nel mondo arabo.

Infatti quel che a Madrid considerano come ostacolo, al fine di conquistare nuovi mercati, è la Corona facente parte del proprio logo, rappresentante la casa regnante che dai tempi di Filippo II si fregia dell’appellativo di “Cattolica”. Il mondo arabo non gradirebbe questo simbolo, allora a Madrid hanno pensato bene di eliminarlo per renderlo adeguato al mercato arabo.

Un’altro esempio lo troviamo nella tumultuosa Parigi, dove il Paris Saint Germain, squadra francese di proprietà della famiglia reale del Qatar, ha anch’esso cambiato il suo stemma, in cui non compare più il simbolo della culla del suddetto Santo, elemento ritenuto offensivo nel mondo arabo perché associato a una dinastia che ha preso parte alle crociate e simbolo della città di Saint-Germain”. Il motivo è sempre lo stesso, in questi casi: “Non turbare la sensibilità.”

E se tutto cio accadesse all’Avellino?? Lungi da vedere l’aspetto economico, cosa ne penseresti mai se dovessero eliminare il lupo o stravolgere radicalmente il nostro simbolo di identità?

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Forse parlare di identità tramite lo sport può sembrare eccessivo, ma è cosi. Sempre più si formano movimenti identitaria all’interno delle file ultras o del tifo organizzato, ma anche nelle testa di un semplice tifoso, vedere quei colori ed il nome della propria città funziona da calamita verso quel qualcosa di familiare che ci comunica le radici di noi stessi.

U.S. Avellino e quel logo sono un qualcosa di più per l’immaginario collettivo, esistono persone di origini irpine che tramite lo sport si ricollegano alle proprio origini, seguire quella squadra vuol dire sostenere le proprie origini.

Quindi vien da domandarsi come sia possibile eliminare un’ identità per un fine meramente economico, eliminare le radici con la città d’origine per un obiettivo che scavalca i confini nazionali e continentali?

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