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Bologna: tre croci in campo dedicate alla dirigenza rossoblù. E’ accaduto anche ad altre squadre: ecco quali

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croci

Ovviamente non possiamo non citare il caso che ci tocca da vicino, quello di Avellino nel lontano 1992.

Era il 21 aprile 1992. Sedici croci di legno piantate nel terreno di gioco dello stadio Partenio, una con il nome di ogni calciatore e su impressa la data dell’ ultima giornata del campionato di serie B (14 giugno 1992) e in maiuscolo la lettera M (per intendere morte). Il tutto fu fatto nella notte, per far trovare pronta la scena macabra ai calciatori, ai dirigenti e a tutto lo staff biancoverde. Infatti al risveglio il terreno di gioco del Partenio si trasformò in un cimitero a cielo aperto. E così lo trovarono calciatori e dirigenti, compreso l’allenatore, Ciccio Graziani. Diversi tifosi, nella notte, avevano varcato i cancelli dello stadio e allestito, come nel peggior film horror, la scena del macabro e minaccioso spettacolo. Un antipasto del giorno prima. Quando una settantina, avevano danneggiato le auto dei calciatori e costretto il tecnico Graziani a cominciare l’ allenamento con due ore di ritardo. L’Avellino ultimo in classifica in serie B ed in crisi societaria aperta aveva perso la domenica prima contro il Taranto. E il martedì, alla ripresa,  il rinvenimento. I dirigenti, allarmati, avevano chiesto al custode di ripulire il campo dalle croci. Ma niente: anche lui si rifiutò. Mentre fuori impazzava la protesta degli ultras.

Nove pattuglie della polizia, scientifica, carabinieri in uno stadio insolitamente blindato in un normale giorno di allenamento. Ciccio Graziani sconsolato, fu confortato dall’allora presidente biancoverde, Tedeschi, riprese l’allenamento solo dopo diverse ore. A fine stagione l’Avellino retrocedette e Graziani lasciò la guida tecnica per non tornarci più (è tornato un altro Graziani quest’anno, Archimede, ma questa è un’altra storia).

Passano gli anni, e a distanza di tempo, anche a Bologna si è rivissuto un caso come quello di Avellino di diverso tempo fa.

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