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In Siria il calcio esiste ancora nonostante la guerra

La guerra in Siria. Il calcio in Siria. Uno stato devastato dalla guerra, diviso in più fazioni, dai sostenitori di Bassar Assad, ai ribelli governativi, alla zona nera che man mano diminuisce le sue dimensioni della Siria jihadista, l’ISIS, uno stato tripartito fra forze locali.

In questa situazione mediatica, noi occidenteli difficilmente pensiamo che la vita possa svolgersi regolarmente, dal mercato agli uffici pubblici alle università. Non è di certo una situazione idilliaca ma la popolazione civile nonostante tutto ci prova a svolgere una vita semi-regolare.

Ma quel che colpisce è che in questo caos di morti civili, parliamo di oltre 300mila vittime, di distruzione, di città divise, l’unico superstite sia proprio il calcio. Il calcio non ha smesso mai di esistere in Siria e di esser praticato, recente la notizia dell’ Al-Ittihad che dopo 6 anni di guerra è tornato a giocare ad Aleppo davanti ad un pubblico di oltre 4mila persone. Il ritorno dell’Al-Ittihad non avviene nella sua vecchia struttura danneggiata dalla guerra, l’International Stadium di Aleppo, ma del molto più modesto Ri’ayet al-Shabab Stadium, sede delle partite dell’Al Horriya e situato nel distretto di Sulaimaniyah, nel match fra Al-ittihad e Al-Horriya terminato col punteggio di 2-1 per i padroni di casa. Sugli spalti, ovviamente, ha prevalso il tifo a favore, la festa, la possibilità di essere lì accantonando per almeno 90 minuti tutte le sofferenze possibili e immaginabili. L’ International Stadium di Aleppo è di fatto diventato,  una base militare delle forze armate di Assad. Venne inaugurato nell’aprile 2007, dopo trent’anni dall’inizio dei lavori di costruzione, con un amichevole fra l’Al-Ittihad di Aleppo e la squadra turca del Fenerbahçe, con la presenza di Assad ed Erdogan, all’epoca in un clima di rapporti disteso, apparentemente tranquillo.

Il campionato in Siria non si è mai fermato in tutti questi anni di guerra, ed i club, come in Ucraina, hanno cambiato zona del paese per poter proseguire il campionato. In tutto questo tempo il campionato è andato avanti nella capitale Damasco e nella città marittima di Laodicea, vicino la Turchia. Il campionato, dopo l’interruzione del 2011 per cause di forza maggiore, si è riformulato in due gironi da nove per poi tornare nella stagione in corso, 2016-17, in un unico girone da 16 squadre. Di certo non lo possiamo considerare il campionato più lineare che abbiate mai seguito, guardando bene vediamo che chi ha disputato 15 gare, chi allo stesso tempo 10 e chissà quando e se recupererà le partite che gli spettano, il motivo dei rinvii potete anche immaginarlo di certo non è la pioggia o qualche condizione atmosferica avversa.

In molti vedono una strumentalizzazione dello sport da parte di Assad per rafforzare il proprio potere sul territorio siriano in fase di ebollizione, sicuramente il Presidente Siriano vuol che la vita continui a svolgersi regolarmente, ma forse è anche strumentalizzante leggere il calcio in chiave di soft power. Il calcio sicuramente è un collante per la popolazione, un collante che è capace di scindere anche dalla situazione di guerra civile che investe tutto lo stato, lo dimostra la volontà di organizzare una partita amichevole fra forze governative e forze antigovernative, era Novembre 2016 come riportato dalla BBC. Assad ha definito questa partita come un gesto di buona volontà per la riconciliazione Nazionale, opportunità declinata dai militanti dell’opposizione armata. Un bell’opportunità organizzata dalla Damasco University e dalla squadra amatoriale Nujum Siria( Le stelle della Siria) e tante altre squadre amatoriali locali.

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