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Avellino calcio – Prima grana a Sturno: Musa già grandina, Graziani lo scavalca

“Lascia tutto. Vieni in ritiro. C’è il contratto”. E’ accaduto davvero. E le parole di Musa sono state sconfessate dall’allenatore. Che dopo l’amichevole di ieri, ha chiamato l’under e prima dell’allenamento gli ha ordinato. “Tu non ti spogliare. O meglio. Se vuoi farlo, vai nell’altro spogliatoio. Mi spiace ma non abbiamo bisogno di te”. E pensare che fino a pochi giorni prima, già prima dell’insediamento ufficiale, lo stesso direttore sportivo lo aveva contattato, incontrato il procuratore, definiti persino i dettagli economici e il contratto. E’ la storia di Michele Capozzi. Ex Ascoli, lo scorso anno a Campobasso. Prima della chiamata ad Avellino, a Torre Annunziata, al Savoia, da dove si era aggregato sin dalle prime battute del ritiro. Ma quando ha ricevuto la chiamata di Musa non ci ha pensato nemmeno mezza volta. Ha contattato la società e via ad allenarsi con la squadra con la fiducia incondizionata del neo direttore sportivo che lo ha chiamato molto prima della scelta dell’allenatore. Un under, quindi, scelto tra i tanti. Su cui investire. Tanto da accogliere il procuratore dell’atleta al Green Park Hotel di Mercogliano e mettere nero su bianco su un accordo che attendeva poi di essere solo firmato dal patron e depositato in Lega. Poi la scelta, che non discutiamo, dell’allenatore. Ma i modi poco ortodossi utilizzati per allontanarlo. E sicuramente senza che i due (diesse e allenatore) fossero d’accordo. Lasciando stare le origini del calciatore, irpino, ma è apparso da dilettanti e poco professionale l’atteggiamento intrapreso da diesse e allenatore. Innanzitutto Musa ne esce con le ossa rotte. E comincia male visto che mai e poi mai un direttore sportivo si permetterebbe di far arrivare un calciatore che si allena stabilmente in un’altra squadra bruciandolo letteralmente e non contattando preventivamente anche i dirigenti “avversari”. Naturalmente la scelta tocca al calciatore. Che si assume tutte le responsabilità dell’allontanamento. Ma il concetto è chiaro. Non puoi soffiare ad avversari o altre società in generale un calciatore, proponendo un contratto solo da firmare e poi lasciare eventualmente all’allenatore la decisione di metterlo fuori squadra e di comunicarlo la mattina dell’allenamento. Da dilettanti. La comunicazione avrebbero potuta farla la sera prima anche in albergo. E non sul campo. Il calciatore lo abbiamo visto lasciare il campo per prendere le sue cose anche in lacrime. Prima di tornare in albergo, fare le valigie e andare via. E in tutto questo, il silenzio del diesse che come Ponzio Pilato se n’è lavato le mani. Si comincia decisamente male e l’atteggiamento denota la inesperienza dello stesso Musa nel gestire situazioni difficili. La prima grana a Sturno. I primi problemi da risolvere. E Graziani non si arrabbi adesso. Stia tranquillo e continui a lavorare tsereno. Magari con più sinergia con l’uomo mercato. E’ come se, senza firmare il contratto e dopo la presentazione, qualcuno fosse andato da lui a dirgli: “Mister, abbiamo cambiato idea, non è più l’allenatore. Si spogli altrove, qui non c’è posto”. E’ la stessa cosa. L’Avellino è l’Avellino. E non può permettersi brutte figure del genere. Specie se il mercato è all’inizio. Altrimenti si corre il rischio che ogni giocatore contattato da Musa pretenderà il contratto firmato subito. Per paura di essere sconfessato dall’allenatore. E senza ottenere una spiegazione logica dal diesse che lo ha contattato. Che al primo problema, invece di gestire, ha fatto spallucce. Senza personalità. E così, purtroppo, non va bene. Assolutamente no.

 

Articolo a cura di 

Michelangelo Freda – Massimiliano Santosuosso

 

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