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Calcio & Scommesse – L’urlo di Izzo: “E’ credibile chi dice di puntare 400mila euro per vincerne 45?”

Armando Izzo non ci sta. Il difensore napoletano del Genoa si difende dalle colonne della Gazzetta dello Sport dall’accusa di concorso esterno al clan camorristico Vinella Grassi. Un’accusa pesante, che potrebbe costare al giovane calciatore una lunga squalifica (oltre 3 anni di stop). Oggi sarà a Roma per il processo. Convinto di essere innocente. “Sa come mi chiamano nelle intercettazioni questi signori? L’ignorante. Dicono: “Oh, l’ignorante non deve sapere nulla perché Avellino-Reggina la fanno i senatori”. Questo perché nel 2014 ero un novellino in uno spogliatoio con gente come Castaldo, Biancolino, Millesi. Ma non è questo il punto: hanno ragione, sono ignorante. Non mi vergogno”. Secondo Izzo sono molte le cose che non tornano nelle accuse rivoltegli, come quella secondo la quale sarebbe stato contattato già dai tempi della Triestina per poi far passare altri due anni “quando sono ad un tiro di schioppo da Napoli”. Izzo non nega di conoscere Pini: “Aveva un negozio di oroficeria. Compravamo diverse cose. In ogni caso, lui aggancia Millesi”. Alla ricostruzione di Pini e Accurso (il boss pentito), Izzo proprio non riesce a credere. In particolare sulla presunta combine col Modena: “Le sembra credibile che un boss punti 400 mila euro per vincerne 45 mila? E Millesi accetta di restituire i 400 mila se le cose vanno male? Una scommessa sul Modena che doveva fare un gol con qualunque risultato. E quella gara io non l’ho giocata. Mi ero fatto male in settimana e durante il riscaldamento era tornato il dolore. Finisco in panchina. Ora mi segua: il boss vede la gara da un centro scommesse, si è fatto prestare il telefono da Pini. Primo tempo 0-0. Preoccupato manda messaggi a Millesi per risolvere il problema. Millesi, in panchina come me, incrocia Peccarisi che ritorna dagli spogliatoi e lo convince per 15 mila euro a far segnare il Modena”. Queste le accuse di Pini e Accurso, “peccato che dalle immagini Sky per tutto il tempo si vede come per tutto l’intervallo Millesi, io e gli altri stiamo in campo a riscaldarci. Non solo, il telefono da cui sono partiti i messaggi non c’è più. Pini ha detto al magistrato di averlo venduto, ma non si ricorda a chi”. È questo che turba Izzo, la mancanza di prove concrete ed effettive a supporto di quel racconto. Un vero e proprio incubo nel quale Izzo vive ormai da quasi un anno, senza riuscire a darsi una spiegazione. O forse si: “Una risposta l’ho trovata in fondo all’interrogatorio di Pini. Dice: “Quando vedo Izzo e Millesi giocare in A, beh mi girano”. Ecco, lui non ha fatto carriera. Forse significa qualcosa”. Izzo si proclama innocente e dice che tornerà ad essere sereno “quando i giudici diranno che non ho fatto nulla”. Ancora poche ore e il processo sportivo darà il suo verdetto. Un verdetto dal quale dipende il futuro di Izzo e dell’Avellino.

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