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Maurizio Sarri alla Juventus – Tutti i tecnici passati dall’Avellino e arrivati in bianconero (o viceversa)

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sarri avellino

Nativo di Napoli (per chi non lo sapesse), da piccolo con la famiglia si trasferisce in Toscana, divenendo poi un toscanaccio doc. Sarri è il classico esempio di quegli allenatori che hanno avuto una “carriera” da giocatore solo come dilettanti, infatti, prima di diventare un allenatore professionista, lavorava in una banca e nel tempo libero si dilettava ad allenare. Ricorda per certi versi la storia di Arrigo Sacchi, anche lui senza esperienza da calciatore, ma capace poi di rivoluzionare la storia del calcio al Milan. Sarri parte da lontanissimo, dalla Seconda Categoria, negli anni ’90, poi il suo approdo in Serie D, con il Sansovino in 3 anni dall’Eccellenza arriva alla C2 nel 2003. Poi l’approdo alla Sangiovannese che porta in C1.

Nel 2005 arriva la chiamata di un club importante come il Pescara, in Serie B. Sarri salva gli abruzzesi con 3 giornate di anticipo, dopo che li aveva presi ultimi molto staccati dalla zona salvezza. Poi passa all’Arezzo nella stagione 2006-07, sostituendo il dimissionario Antonio Conte. Con i toscani arriva ai quarti di finale di Coppa Italia ma in campionato balbetta, venendo esonerato, non senza aver strappato però un 2-2 storico contro la Juventus all’Olimpico (primo suo incrocio con Madama) nell’anno della Serie B dei bianconeri.

E fu così che nell’estate 2007 viene chiamato dai fratelli Pugliese per la guida dell’Avellino che era appena tornato in Serie B. Il 18 luglio 2007 inizia la brevissima esperienza con l’Avellino: si dimette il 23 agosto, dopo la gara di Coppa Italia persa con l’Ascoli 0-2, senza cominciare il campionato di Serie B, ritenendo di non poter lavorare in quella che viene da lui descritta come «una situazione priva di programmazione e organizzazione». E il buon Maurizio c’aveva visto bene, con l’Avellino che nel giro di una stagione, fallì.

Sarri ripartì dal Verona, sempre in B, e ottenne un esonero. Poi Grosseto, Alessandria e Sorrento in Serie C, in una carriera che sembrava, nel 2011, ormai in declino dopo aver toccato la Serie B. Ma ecco che arriva il colpo di coda del tecnico che firma nell’estate 2012 con l’Empoli in Serie B, in quella che sarà la svolta della sua carriera. Il primo anno i toscani chiudono quarti in B, ma l’anno successivo Sarri porta l’Empoli in Serie A. E’ il 2014-15, quando Sarri debutta in Serie A con l’Empoli, impressionando tutti per il suo gioco offensivo, portando l’Empoli ad essere una provinciale rispettata e temuta da tutti, arrivando a salvarsi diverse giornate prima della fine, con una rosa, considerata da tutti, spacciata in partenza. Non male per un esordio in Serie A. E quell’esordio fu notato da De Laurentiis, che si innamorò di quella squadra e prese Sarri per il suo Napoli nell’estate 2015. In 3 stagioni all’ombra del Vesuvio, Sarri, conquista tutti, record su record, un gioco spettacolare, viene definito “comandante” dai suoi tifosi, mette paura alla Juve, con la quale ingaggia un duello per lo scudetto nella stagione 2015/16 prima, e 2017/18 poi, risolti entrambi a favore dei bianconeri. Non sono mancate polemiche, punzecchiate, ma il tecnico toscano in pochi anni, dalla periferia ha sfiorato il tetto d’Italia. Lasciato Napoli al termine di quella stagione, si avventura al Chelsea, in Premier, dove ha dinanzi due corazzate come M. City e Liverpool. Chiude terzo, non stimato fino in fondo dalla piazza, ma chiude con la vittoria dell’Europa League.

Lascia da vincente dunque, per approdare dal 16 giugno 2019 alla Juventus.

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