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“Money Gate”, ecco gli stralci e i riferimenti a Taccone sr e De Vito

E’ indicato come “dominus” di un’associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione dei reati di appropriazione indebita, di emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, di dichiarazione infedele, nonchè di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, Giuseppe Cosentino, presidente del Catanzaro calcio, finito ai domiciliari, ieri, con la figlia Ambra ed altre persone nell’ambito dell’operazione “Money Gate”, eseguita dai finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria e coordinata dalla Procura di Palmi.

Gli indagati. Complessivamente sono diciotto le persone indagate (quattro ai domiciliari e altrettanti sottoposti ad obbligo di dimora). Nell’inchiesta risulta coinvolta anche Francesco Muscatelli, indagata a piede libero, insieme a due cittadini elvetici amministratori di società svizzere e alcuni rappresentanti legali di imprese commerciali che hanno emesso fatture false. L’inchiesta tira in ballo anche il Catanzaro calcio e l’Avellino per una presunta combine che chiama in causa l’ex presidente degli irpini Walter Taccone, ma anche l’ex direttore sportivo Vincenzo Di Vito. Con loro pure Armando Ortoli, ex diesse del Catanzaro, e Andrea Russotto, ex calciatore giallorosso.

 

 

Tentata combine.  “L’avere concordato un risultato di parità – ha affermato Sferlazza – doveva servire per consentire all’Avellino la promozione e al Catanzaro di evitare i play out. Senonché il risultato di un’altra squadra interessata anche alla promozione, il Perugia, aveva fatto saltare i conti. Per cui l’Avellino si è impegnato in campo e ha vinto la partita contrariamente agli accordi. Peraltro – ha dichiarato Sferlazza – vi erano state due occasioni per segnare clamorosamente mancate da un giocatore del Catanzaro. Sostanzialmente, si è trattato di un tentativo, poichè in corso d’opera la partita aveva avuto poi lo sbocco fisiologico  tenuto conto dei valori in campo”.

Insieme a Cosentino (che in questo caso risponde in qualità di presidente del Catanzaro calcio) risultano indagati a piede libero l’ex direttore sportivo Armando Ortoli, l’ex calciatore giallorosso Andrea Russotto, l’ex presidente dell’Avellino Walter Taccone e il direttore sportivo Vincenzo Di Vito.

Tutti e cinque, in concorso materiale e morale tra loro, “compivano – si legge nell’ordinanza emessa dal gip di Palmi – atti fraudolenti consistiti nel concordare il risultato finale della partita di calcio della Lega Pro Prima divisione girone B tra le squadre Catanzaro e Avellino – disputata in data 5 maggio del 2013 – in un pareggio al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione. In particolare il risultato concordato di pareggio tra le due squadre avrebbe consentito al Catanzaro di non ritrovarsi nella fase playout per la retrocessione e all’Avellino di raggiungere la promozione alla serie superiore. Tale risultato non raggiunto – si legge ancora nel capo d’imputazione – per il mancato rispetto degli accordi da parte della società calcistica dell’Avellino che, a seguito della vittoria del Perugia, per non correre il rischio di non raggiungere la promozione alla Serie B, si è aggiudicato la partita con il risultato di una a zero -nonostante il calciatore Russotto del Catanzaro avesse deliberatamente fallito due chiare occasioni per segnare il gol del vantaggio – ha comunque consentito ad entrambe le società di raggiungere gli obiettivi di campionato per i risultati negativi delle concorrenti del Catanzaro calcio”.

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