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Niente mutualità, le società di B pronte ad una clamorosa protesta

La legge di stabilità, con il suo decreto fiscale, ha portato ad un drastico taglio delle risorse economiche proveniente dalla seria A e destinati alla Lega B, Lega Pro e Dilettanti. Questo taglio, per quanto ci riguarda, potrebbe comportare il crack finanziario di diverse società di Serie B, vedendosi privare di una buona parte dei fondi.

Di cosa stiamo parlando? di Mutualità nel calcio.

Cos’è?! Basandosi su un modello europeo a forma piramidale, la massima serie sostiene quelle inferiore destinando parte degli utili dei diritti TV. Tutto nasce nel 2008 con la Legge Melandri, volta a garantire un equilibrio competitivo fra le varie leghe senza creare enormi divari, già presenti, quindi non accentuarli.

La mutualità si distingue in due categorie: la prima è quella generale destinata allo sviluppo dei settori giovanili ed al miglioramento delle infrastrutture, sicurezza, distribuita dalla Fondazione per la mutualità generale degli sport professionistici.

La seconda invece è la mutualità per le categorie professionistiche inferiori, da adesso CPI. Parliamo del 10% degli utili di Serie A dai diritti TV, ripartiti nel 4% nella mutualita generale ed il 6% dalla CPI, quest ultima priva di vincoli è destinata per lo più ai costi gestionali delle squadre di B. La CPI è valsa in media poco più di 40 milioni di euro all’anno, cioè circa 1,8 milioni a squadra, che rappresenta poco meno del 20% dei ricavi medi di ogni singola società di B (circa 9 milioni) queste sono le cifre di cui parliamo.

Il nuovo decreto legge targato PD (Partito Democratico, quello delle Leopolda, di Renzi e co, insomma di quella gente lì) ha modificato la criticata Legge Melandri, abolendo le CPI. Così facendo il 10% non sarà più distribuito seguendo lo schema piramidale, dalla Fondazione per là mutualità, ma direttamente dalla FIGC, con finalità volte a migliore le infrastrutture e i settori giovanili.

Quindi non solo diminuiscono i fondi ma si impegnò dei vincoli all’utilizzo degli investimenti (infrastrutture e settori giovanili).

Aggiungendo che questi fondi verranno erogati solo in un secondo momento, cioè solo dopo che le società avranno presentato il completamento del loro progetto anticipandovi le somme di denaro. Così facendo si rischia di creare un danno irreparabile e probabilmente fatale a molti club della Serie B, perché senza i flussi di cassa finora garantiti dalla Mutualità CPI mancherà parte della liquidità necessaria a fare fronte alle spese di gestione. Stiamo parlando del pagamento di stipendi, imposte e contributi, che se ritardati portano oltretutto a penalizzazioni in classifica. Ovviamente la scelta fatta dal Governo italiano con la modifica della Mutualità contenuta nel Decreto Fiscale è in netta controtendenza rispetto al resto d’Europa. Basti vedere le cifre in Germania dove la Bundesliga 2 riceve circa il 20% delle risorse del primo campionato tedesco, mentre Premier League e Ligue 1 versano alle proprie serie cadette tra il 10% e il 19%, con la Liga che infine versa il 13,5% dei diritti tv e il 40% dei ricavi dal marketing associativo. Urge un intervento legislativo veloce prima della partenza della stagione 2017/18, prima di vedere molte squadre di Serie B impossibilitate ad iscriversi al campionato.

La soluzione? Sarà lo sciopero. In assenza di un nuovo emendamento che riporti tutto all’origine, i massimi dirigenti delle squadre di serie B, sono pronti ad inscenare una clamorosa protesta. Quella di non far scendere in campo le proprie squadre nel prossimo torneo di serie B 2017/2018. L’ipotesi, ora più di ieri, è prossima a diventare realtà.

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