Bologna: tre croci in campo dedicate alla dirigenza rossoblù. E’ accaduto anche ad altre squadre: ecco quali

Gesto intimidatorio nei confronti della dirigenza del Bologna Calcio. Dopo gli striscioni e i comunicati di protesta seguiti alla sconfitta con l’Empoli della scorsa giornata di campionato, la contestazione è andata oltre: nel  pomeriggio di ieri, sono state trovate di fronte ai cancelli del centro tecnico di Casteldebole tre croci con i nomi dell’amministratore delegato del Bologna, Claudio Fenucci, del direttore sportivo Riccardo Bigon e del club manager nonché scout per l’Europa Marco Di Vaio. Non è stato toccato, invece, il tecnico, Pippo Inzaghi. La società ha allertato i carabinieri di Borgo Panigale denunciando l’accaduto. Le forze dell’ordine sono arrivate al centro tecnico poco dopo, prendendo atto della situazione e della denuncia del club.

Non è il primo caso simile che accade nella storia del calcio: lo scorso anno furono fatte cose simili a Roma, dove furono anche misi fantocci appesi al Colosseo, oppure ancora più in là, quello più “famoso” fu quello di Avellino nel 1992, o ad Ascoli, nel 2013, con croci all’interno dello Stadio Del Duca. Ma anche un episodio all’estero. 

[tps_title]Avellino 1992[/tps_title]

Ovviamente non possiamo non citare il caso che ci tocca da vicino, quello di Avellino nel lontano 1992.

Era il 21 aprile 1992. Sedici croci di legno piantate nel terreno di gioco dello stadio Partenio, una con il nome di ogni calciatore e su impressa la data dell’ ultima giornata del campionato di serie B (14 giugno 1992) e in maiuscolo la lettera M (per intendere morte). Il tutto fu fatto nella notte, per far trovare pronta la scena macabra ai calciatori, ai dirigenti e a tutto lo staff biancoverde. Infatti al risveglio il terreno di gioco del Partenio si trasformò in un cimitero a cielo aperto. E così lo trovarono calciatori e dirigenti, compreso l’allenatore, Ciccio Graziani. Diversi tifosi, nella notte, avevano varcato i cancelli dello stadio e allestito, come nel peggior film horror, la scena del macabro e minaccioso spettacolo. Un antipasto del giorno prima. Quando una settantina, avevano danneggiato le auto dei calciatori e costretto il tecnico Graziani a cominciare l’ allenamento con due ore di ritardo. L’Avellino ultimo in classifica in serie B ed in crisi societaria aperta aveva perso la domenica prima contro il Taranto. E il martedì, alla ripresa,  il rinvenimento. I dirigenti, allarmati, avevano chiesto al custode di ripulire il campo dalle croci. Ma niente: anche lui si rifiutò. Mentre fuori impazzava la protesta degli ultras.

Nove pattuglie della polizia, scientifica, carabinieri in uno stadio insolitamente blindato in un normale giorno di allenamento. Ciccio Graziani sconsolato, fu confortato dall’allora presidente biancoverde, Tedeschi, riprese l’allenamento solo dopo diverse ore. A fine stagione l’Avellino retrocedette e Graziani lasciò la guida tecnica per non tornarci più (è tornato un altro Graziani quest’anno, Archimede, ma questa è un’altra storia).

Passano gli anni, e a distanza di tempo, anche a Bologna si è rivissuto un caso come quello di Avellino di diverso tempo fa.

[tps_title]Ascoli 2013[/tps_title]

Nel 2013 toccò ai tifosi dell’Ascoli fare un gesto simile. La squadra bianconera era in Serie B e stava retrocedendo in Serie C. Gli ultras fecero capire ai calciatori a chiare lettere che se non sarebbe arrivata la salvezza, sarebbe stata utilizzata violenza.

Inoltre furono istallate 11 croci tombali sul campo di allenamento dell’Ascoli e minacciati i giocatori, minacce accompagnate da scritte in città del tipo:  “E’ finita la pazienza, o salvezza o violenza”.

La squadra non riuscì ad evitare la retrocessione e l’ira dei tifosi, amareggiati. Il tutto però si concluse in contestazioni e cori, ma senza altri problemi. 

[tps_title]Modena e Massese 2008[/tps_title]

Nel 2008, nel giro di poche settimane, in due città accadde una protesta simile, con le croci in campo ad avvertire i calciatori. E’ avvenuto a Modena e a Massa Carrara.

A Modena accadde nell’aprile 2008, era un campionato di Serie B e i canarini persero in maniera netta un derby con il Bologna (guarda caso) per 4-1. Al loro ritorno a casa, il giorno dopo la gara, i giocatori e lo staff del Modena trovò l’agghiacciante spettacolo delle croci ad attendere loro e scritte minacciose.

Episodio analogo accadde a Massa Carrara, qualche settimana prima, quando gli ultras della Massese, che all’epoca era in Serie C, scatenarono proteste non contro i calciatori, autori di una nesta stagione a metà classifica del campionato. Ma la protesta, come nel caso attuale del Bologna, fu contro la società e la proprietà. In effetti, il club navigava in brutte acque e a fine stagione fallì, e la Massese fu estromessa per irregolarità finanziarie e cancellata dai campionati professionistici. I tifosi durante la stagione minacciarono con l’episodio delle croci la proprietà di evitare il peggio ma non ci riuscirono. 

[tps_title]Macva Sabac, Serbia 2013[/tps_title]

I tifosi del Macva Sabac, a causa della mancata promozione in prima divisione serba della loro compagine per tre stagioni consecutive, scavarono una fossa in mezzo al campo di gioco, installando una enorme croce al centro.

Inoltre appesero alla croce questo messaggio: ”O la promozione o sotto terra”.

Messaggio forte, che fece rabbrividire tutti e i calciatori. Il tutto, il giorno prima della partita decisiva della squadra, che vincendo avrebbe ottenuto la promozione.

“Non possiamo credere che qualcuno possa aver avuto un’idea del genere”, dichiarò il segretario generale del club Zvone Jovanovic.

L’iniziativa ebbe però i suoi frutti: poche ore dopo la scoperta, il Macva vinse la gara decisiva e conquistò la promozione in Prima Divisione.

 

 

 

 

 

Exit mobile version