Il calcio è diventato in Italia un’utile macchina da consenso elettorale, economico e finanziario. Permette di stringere relazioni sul territorio, farsi apprezzare da strati sociali diversi e rimettere in campo personaggi dall’immagine compromessa.
Sono passati più di trent’anni dallo scandalo del 1980, ma basta cambiare i nomi dei calciatori coinvolti e sostituire le lire con gli euro ed aggiungere qualche collegamento informatico per scommettere all’estero in Asia o nei Balcani per capire che nulla è cambiato. Non è solo però il giro delle scommesse e delle partite truccate a vedere protagonista le associazioni criminali nostrane.
Per capire bene il fenomeno di calcio-mafia bisogna riportare le parole del presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone:
Ed è qui che la ‘Ndrangheta, la Mafia, la Camorra o la Sacra Corona Unita riciclano i soldi della criminalità organizzata e coltivano il consenso popolare attraverso lo sport. Gestiscono squadra di calcio locali, i proventi delle attività illecite servono a finanziare anche questo, per sostituirsi allo Stato e diventare un punto di riferimento per la società civile e tramutarsi in una Para-istituzione.
In una puntata di Presa Diretta di qualche anno fa, il pentito Luigi Bonaventura inizia a far chiarezza sulla situazione calcio mafia.
Dalle sue parole esce un racconto dettagliato del perché il calcio sia essenziale all’interno della malavita.
Egli afferma che in Calabria esistono decine di squadre controllate dalla ‘ndrangheta, che non si tratta di soldi, ma di potere. Controllare la squadra del proprio paese crea consenso.
Anche l’associazione Libera ha prodotto un dossier su tale argomento. CLICCA QUI PER IL DOSSIER COMPLETO
Una ricerca completa, alimentata da numerose indiscrezioni investigative, che raccoglie le principali inchieste su infiltrazioni mafiose e corruzione nel mondo del calcio. Dalla Lombardia al Lazio, passando per la Campania, la Basilicata e la Calabria, con un radicamento profondo in Sicilia, lo sport, ed in particolare il calcio, è sempre stato un terreno fertile per gli interessi voraci dell’economia criminale. Oggi i clan guardano al mondo del calcio, controllano il calcio scommesse, condizionano le partite, usano il calcio per cimentare legami della politica, riciclano soldi. In Italia il cambiamento di stato giuridico dei club calcistici, trasformati in società per azioni con potenziali scopi di lucro, ha indubbiamente esasperato le implicazioni economiche del loro operare. Inoltre, l’ingresso in Borsa ha accentuato l’atteggiamento speculativo rivolto al mercato di alcune di loro, trainanti rispetto all’intero movimento. Libera denuncia la presenza di 30 clan coinvolti in tali interessi.
Nel 2009 nel paesino di San Luca il paese della Locride teatro della faida culminata con la strage di Duisburg del Ferragosto 2007. Nell’occasione, i giocatori della squadra locale, campionato di prima categoria, all’insaputa del loro presidente, il parroco don Pino Strangio, scesero in campo col lutto al braccio per rispetto al boss Antonio Pelle, arrestato dopo 9 anni di latitanza e morto in carcere.
Il 16 Maggio al Viminale è stato firmato un protocollo d’intesa per prevenire le infiltrazioni mafiose nelle società calcistiche.