E’ stato un anno di successi. La storica promozione in A2, il secondo posto in campionato, un piede e mezzo nelle Final Four di Coppa Italia. Eppure si chiude un anno triste per la società capitanata da Jean Philippe Melillo e fondata da Massimo Abate. Arriverà nelle prossime settimane la decisione più dolorosa di sempre. Emigrare a Salerno, nella vicina Salerno, pronta ad ospitare la formazione avellinese per le proprie gare interne. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Tante strutture a disposizione, tanti amministratori che hanno alzato il telefono e hanno offerto la propria disponibilità ad accogliere le stelle biancoverdi per il finale di stagione e cominciare la programmazione per il prossimo anno. Al di là della promozione in A1, che appare ampiamente alla portata degli uomini allenati dall’ex coach della Nazionale Italiana Alessandro Nuccorini, Avellino sta per perdere un patrimonio immane. Un patrimonio sportivo di assoluto rilievo. E cioè il calcio a 5 e con esso una squadra di campioni arrivati dal Brasile, dalla Spagna, che in Italia hanno vinto anche scudetti. Nel panorama del futsal nazionale la Sandro Abate è una società modello. Una squadra con calcettisti importanti che ha un neo enorme: non ha una struttura sportiva in grado di poter giocare sia nei tornei di A2 che in quelli di A1. Quelli impongono 500 posti a sedere e attualmente la struttura di Pratola Serra ne può contenere solo 150. E’ da mesi che i dirigenti studiano soluzioni, cercano strutture in grado di poter programmare la nascita anche di un settore giovanile fiorente. Ma niente. L’Irpinia non sembra offrire strutture sportive all’altezza. E se la società di Melillo intende continuare a fare futsal a livelli nazionali ed europei, dovrà prendere una decisione dolorosa. Accettare gli inviti di alcuni primi cittadini salernitani e portare la squadra a Salerno. Da subito. Non ci sono alternative: il PalaDelMauro è concesso al momento ad uso esclusivo della Scandone e, pur volendo utilizzare una soluzione temporanea con il montaggio e smontaggio prima e dopo ogni match di un parquet sovrapponibile a quello già esistente, non ha le misure minime regolamentari in lunghezza (bisognerebbe intervenire strutturalmente nell’allungarlo verso la Curva Sud e la Curva Nord di almeno un altro metro ndr). La Palestra comunale non è a norma, la Tendostruttura del Campo Coni nemmeno. La provincia non sembra offrire un granchè. Solo Ariano Irpino ha un PalaSport che con alcuni accorgimenti potrebbe fare al caso della squadra cittadina, costretta comunque a spostarsi per gli allenamenti quotidiani e le gare interne. Insomma, si continua a vivere nella confusione più totale con una squadra e una società che ha investito negli anni tantissimo e al momento non è riuscita a portare il grande futsal nella città. La dirigenza, nonostante il grave problema strutturale, non ha mai smesso di investire. Partendo dai campionati regionali, in tre anni si è arrivati alla A2. E quest’anno è in corsa per la promozione in A1, e cioè nella massima categoria nazionale. L’empasse politica a Palazzo di Città non aiuta. Ma nemmeno nelle passate amministrazioni nessuno ha accolto l’invito di chi chiedeva una struttura adeguata per regalare alla città momenti di futsal importanti come quelli vissuti quest’anno con gare di assoluto spessore. Il Pala Acone di Pratola Serra, purtroppo, è troppo piccolo per poter accogliere i tifosi e piccolo da un punto di vista regolamentare (la deroga concessa dopo la promozione di quest’anno non è più rinnovabile e quindi va trovata necessariamente un’alternativa concreta sin da subito). Cosa accadrà nel 2019? La Sandro Abate si augura di andare in A1. Poi si emigrerà. A meno che, in questo trambusto, qualcuno si ricordi che c’è anche una società di futsal che investe ogni anno centinaia di migliaia di euro, che concede l’ingresso gratis ai suoi tifosi, che va avanti grazie alla forza economica di Massimo Abate e che gode di qualche sponsor privilegiato. Sarebbe bello, magari, poter vedere un DelMauro con mille tifosi al fianco della squadra della propria città. Ma è ipotesi al momento impossibile. La società lo ha capito e valuta sedi alternative. A Salerno ne sono state proposte tantissime, in Irpinia ci sarebbe solo Ariano Irpino. Si vedrà. Qualcosa si farà. A costo di emigrare. Purtroppo.