Nelle ultime giornate di campionato in molti hanno storto il naso nel vedere come tante big del nostro calcio, per portare a casa punti, abbiano fatto ricorso al tanto bisfrattato “catenaccio”. Lo fece la Juve campione d’Italia da 6 anni a Napoli, in contro risposta ai bianconeri lo ha fatto l’Inter all’Allianz Stadium sabato sera. Ma perchè il catenaccio è tanto bisfrattato? La stessa Inter ne usufruì al 100% nel 2010, con Mourinho che lo adoperò in modo vincente in più di un’occasione, e il risultato fu il Triplete. Per citarne tanti altri, Capello su tutti, che fece della difesa il suo marchio vincente. Un catenaccio che magari viene usato più dalle big per prendere punti importanti che da provinciali, come avveniva una volta, e risultati sembrerebbero dare torto agli allenatori di oggi.
Ma un accostamento importante al catenaccio lo ha fatto ieri sera a La Domenica Sportiva il giornalista Mario Sconcerti, che invitato a commentare questi atteggiamenti da “provinciale” assunti da diverse big del nostro campionato, ha così risposto: “Non mi sembra che il catenaccio sia illegale, anzi, ha fatto le fortune di diverse squadre. Ogni allenatore è libero di sfruttare il suo stile di gioco. Queste partite mi hanno catapultato negli anni ’80, quando diverse squadre provinciali per salvarsi adottavano uno stile simile. Ricordo l’Avellino di Di Somma e Lombardi, il Perugia, l’Ascoli, il Catanzaro, squadre che per sopravvivere e strappare punti si piazzavano indietro ed era difficile superarle, soprattutto in casa loro. Che le squadre di provincia di oggi prendano esempio invece di incorrere in figuracce”.