Come testimoniato dalla partita di Coppa Italia contro Sassari questo non è il migliore periodo della stagione per la Sidigas Avellino. Per una squadra che ha comunque raccolto molto in questa prima parte di stagione è arrivato un momento di piccola flessione, sia fisica che di prestazione. I motivi sono molteplici e sicuramente il più ingombrante è quello legato alle assenze e agli infortuni, con l’assenza di Cusin che ha pregiudicato non poco le rotazioni di Pino Sacripanti.
In questa piccola fase di flessione generale balza sicuramente all’occhio la condizione di Maarten Leunen. Il giocatore ex-Cantù è stato, sin da quando è arrivato ad Avellino, ed è tuttora uno dei punti di riferimento per la squadra, sia in campo che negli spogliatoi. Il suo carisma, con quello di Marques Green, è sempre stato chiaramente riscontrabile sul campo. Tuttavia nelle ultime partite le sue prestazioni sono state in continuo calo, con la partita delle Final Eight vero e proprio manifesto di un periodo poco felice. Anche nella scorsa stagione il quantitativo dei punti di media realizzati era simile, con una contrapposizione che anzi mostra un lieve innalzamento, essendo passato da 6 a 6.4 punti di media, e avendo già ritoccato il season high da 16 a 19, sicuramente l’impatto sulle partite è stato minore nelle ultime gare. Contrariamente le statistiche che parlano di assist e rimbalzi sono in calo rispetto alla passata stagione (3.3 contro 2.8 nelle assistenze, 6.6 contro 5.1 nei rimbalzi) ma non è di certo questo il punto.
Negli occhi di chi ha visto gli ultimi match ci sono ancora i molti tiri sbagliati, come la media sotto il 25% da tre delle ultime 5 testimonia, e le troppe palle perse. La sua importanza nell’economia dell’attacco rimane intatta, date le sue speciali qualità di play occulto e di facilitatore in attacco. Tuttavia l’andamento ondivago al tiro sta penalizzando il giudizio su quanto accade in campo e lo sta limitando nei finali di partita, fattispecie nella quale lo scorso anno e ad inizio stagione eccelleva. Quello che è doveroso dire, però, è che di sicuro ci sono delle attenuanti. Nelle ultime partite è stato, infatti, costretto a tenere il campo molto più di quello che avrebbe dovuto a causa della mancanza di Cusin e questo non può che far male ad un giocatore che a settembre compirà 32 anni. L’ultima riflessione da fare, poi, è sempre legata all’ultima partita disputata contro il Banco di Sardegna. Se a molti è rimasta impressa quella sanguinosa palla persa del finale, i più attenti avranno notato i quattro punti in fila con i quali proprio Leunen aveva fermato l’emorragia dell’attacco avellinese e spento momentaneamente il flusso avversario. Per quanto questo sembri un aspetto marginale è, invece, il segnale di un’abitudine a gestire, e decidere, i finali importanti. Tutte caratteristiche che con il rientro di Cusin, e la seguente diminuzione dei minuti sul parquet di Leunen, si riveleranno preziose per Sacripanti e per tutta la squadra. Come sempre.
Gianmarco Venezia