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Il PalaDelMauro per ritrovare le energie

Al di là di tutte le polemiche dovute a (presunti) lanci di uova e a spray urticanti (a tal proposito, un qualsiasi segno da parte della società irpina sarebbe stato ben accetto) e ad (evidenti) usi impropri di rotoli di carta igienica , il punto del 3-2 conquistato da Reggio Emilia sembra quasi passare in secondo piano. Personalmente, non mi interessa sapere chi ha iniziato questa partita nella partita (resa oltremodo stucchevole da alcuni colleghi reggiani) perché mi sembra molto più importante parlare di questa serie, forse non bella, ma sicuramente tesa e sentita come deve essere una semifinale scudetto. E’ chiaro che chi vuole giocarsi lo scudetto deve vincere fuori casa: dirlo adesso è un po’ come scoprire l’acqua calda, ma di questa cosa, in casa Scandone, se ne era consapevoli da almeno 3 mesi. Cosa più facile a dirsi che a farsi evidentemente, visto che neanche in gara 5, con tutta la pressione sulle spalle della Grissin Bon, Nunnally e compagni sono riusciti nell’impresa e adesso, nel gioco delle parti dei play off, sono i lupi ad essere, per davvero, con le spalle al muro. Gara 5 è stata, probabilmente, la partita che più di tutte ha dimostrato cosa vuol dire giocare una serie play off: una partita tanto nervosa quanto brutta, interminabile (durata oltre due ore), con oltre 50 falli fischiati e 53 tiri liberi tirati in combinata, vinta non da chi ha giocato meglio, ma da chi è riuscita ad essere più solida quanto contava. La Scandone era a-3 con 3 minuti da giocare, trascinata da quella coppia di esterni fenomenale a nome Ragland Nunnally (a mani basse il miglior backcourt di tutto il campionato), ma durante tutto l’arco della gara, non ha mai dato la sensazione di avere la possibilità di portarla a casa. Merito degli aggiustamenti di Menetti, che ha tolto completamente dalla partita i lunghi irpini (che nelle prime 4 gare della serie si sono presi 18 tiri in coppia contro i soli 10 di giovedì), costringendo gli esterni dei lupi a tanti palleggi e poco movimento di palla, con una fisicità del tutto mancata nelle gare del PalaDelMauro. Sacripanti, pur non avendo niente da chi non si chiamasse Ragland o Nunnally (Veikalas inutile, Leunen in riserva e da un pezzo. Buva dannoso quando non la vede in attacco), ha visto, per la prima volta, i suoi commettere errori dovuti alla stanchezza che, inevitabilmente, inizia a fare capolino. L’impressione è che sia più una stanchezza mentale che fisica che si manifesta in letture sbagliate, nell’incapacità di essere lucidi, nella desuetudine di giocare partite tanto decisive. L’assenza di Acker, da questo punto di vista, pesa davvero come un macigno perché l’ex Milano di partite del genere in Europa ne ha giocate tante, al di là della sua incidenza (almeno nei numeri) abbastanza relativa nelle prime 3 gare delle serie. Intendiamoci, la serie non è finita e questi ragazzi non devono mai essere dati per spacciati visto quello che hanno saputo fare per tutta una stagione: c’è da compiere un mezzo miracolo sportivo, a cominciare da stasera, in un PalaDelMauro andato sold out in una mezza mattinata, che magicamente ricaricherà pile ed energie di tutti, per giocarsi una gara 7 che nessuno merita più di questo gruppo.

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