Il Marcio del Calcio: Stadi Italiani, la barzelletta d’Europa

 

“Lo stadio è la nostra casa, almeno per un tifoso come me. Ma è troppo vecchio e tenuto malissimo! Ho visto stadi in tutto il mondo (Camp Nou e Wembley su tutti) e, nonostante fossero più vecchi dello stadio in questione, sono tenuti benissimo e sembrano nuovi! Il problema principale è la struttura di ferro messa in occasione dei mondiali del 90′. Fatiscente, alcuni settori inagibili, visibilità scarsa, troppo lontani dal campo, bagni perennemente fuori uso, allagati, sporchissimi, vigilanza e manutenzione assente, crepe sui muri.”

 

Gli stadi italiani, quelli che anni addietro hanno raccontato le gesta di campioni come Platinì, Maradona, Zico, Gullit, Van Basten e Rijkaard, oggi vengono descritti perfettamente dalle parole di questo tifoso, estratte da una recensione a cui abbiamo omesso il nome dello stadio per non offendere nessuno. Uno stadio di serie A. Uno stadio che affronta Europa e Champion’s League. In questa prima uscita della nostra rubrica, abbiamo dunque voluto affrontare quello che sembra essere uno degli “incubi” del calcio italiano: la questione stadi.
Andremo dunque ad analizzare le cause, elencare le problematiche e paragonare le nostre strutture a quelle del resto d’europa. Infine cercheremo di capire se, e quanto, questo stato di degrado vada a influire sulle presenze dei tifosi negli stadi stessi.

LA STRUTTURA
“Lo stadio è la nostra casa”, questo è l’incipit del tifoso prima citato. Più che giusto.
Ognuno di noi vorrebbe che una struttura, soprattutto se accessibile tramite pagamento, sia dotato di tutti i comfort del caso. Negli stadi Italiani però questo non avviene. E vediamo il perché:

LA SICUREZZA
Tessera si? Tessera no? Da anni va avanti una polemica inestinguibile, che riguarda il metodo più efficace per aumentare il controllo e la sicurezza durante le manifestazioni sportive. Con l’introduzione della Supporter card la Lega italiana credeva di aver finalmente trovato la giusta metodologia per evitare episodi di violenza, atti d’inciviltà e teppismo. Eppure, nella stagione 2015/16, già sono decine le trasferte vietate a supporters in partite ad alto rischio, nonostante il regolare possedimento della card (vedi Juventus – Napoli). Dunque il problema non sembra affatto risolto, così come non si riescono a controllare gli ingressi senza biglietto, le resse ai tornelli e gli atti di vandalismo agli interni della struttura. Esistono soluzioni? Certo! Basta prendere esempio dagli altri campionati.

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L’IGIENE
“Bagni distrutti, sporchi e spesso inagibili.” Questo è ciò che trapela dalle bocche di tutti i tifosi che esprimono un’opinione concreta sulla situazione igienica di qualsiasi stadio essi frequentino. Insomma facendo riferimento alla famosa canzone “Mi scappa la pipì” dello zecchino d’oro, non sia mai che ciò accada realmente a uno o più dei migliaia spettatori presenti (e crediamo che statisticamente possa capitare). In quel caso cosa si è costretti a fare? I muri con aloni, all’esterno e all’interno dello stadio, parlano chiaro. Ed è ancor più chiaro che in determinate condizioni, donne e bambini allo stadio non ci mettono piede.

I PREZZI
Ricapitolando un po’ quello che si è detto fino ad ora, pare più che giusto che nessuno abbia voglia di spendere una determinata somma per “non accedere” a servizi e comfort che dovrebbero far parte del caso. Spesso ci si lamenta dei prezzi troppo alti, ma in realtà, facendo un paragone con le tariffe estere, ci si renderà conto che la differenza non è poi tanta. In Germania i prezzi sono gli stessi, ma considerato il costo della vita lì, sono proporzionalmente bassi. In Spagna e in Inghilterra i prezzi sono esorbitanti. Il punto però è che ai tifosi non pesa pagare quella cifra, poiché possono vantare diversi servizi. In Italia invece pagare fino a 30 euro in curva, per vedere la partita in condizioni pietose e magari sotto la pioggia, diventa una vera frustrazione.

Attraverso quest’analisi, possiamo dedurre che la “questione stadi” è il motivo principale della scarsa affluenza di tifosi nel nostro campionato. Dare per scontato che la colpa sia da attribuire alle PayTv è sbagliato. Le partite a pagamento esistono in tutto il mondo, eppure i dati della stagione 2015/16 parlano chiaro:

Esiste una soluzione?
Certo! Una soluzione l’ha già trovata la Juve, ci sta provando l’Udinese, e vorrebbe farlo anche l’Avellino. Iniziare a progettare stadi nuovi, con meno capienza, ma più comfort e design adeguato. Lo Juventus Stadium, così come il progetto di Taccone ad Avellino, non è solo uno stadio, è un posto in cui passare una piacevole giornata. La costruzione di ristoranti, bar, negozi e parchi nell’area stadio è senza dubbio una rivoluzione assoluta, che aumenterebbe sicuramente l’affluenza. Lo “Stadium” di Torino è praticamente un sold out continuo, e non lo si può spiegare solo grazie alla forza tecnica della squadra. E’ fondamentale, inoltre, per le società, ottenere la concessione dello stadio, che normalmente è di proprietà comunale. Questo comporta maggiore incassi, tagli di spese e quindi possibilità di abbassare i prezzi.
Inoltre c’è bisogno di un’educazione e di un’etica adeguata per quel che concerne il tifo e i comportamenti fuori e dentro lo stadio. Il primo passo da fare è senza dubbio la civilizzazione!
Una speranza per il calcio italiano c’è e va accesa il prima possibile. Prima che i cori, il calore e il tifo, diventino solo un ricordo.

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