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Otto giornate trascorse: cosa va e cosa non va in questa Sidigas?

Il campionato della Legabasket serie A è giunta ormai all’ottava giornata, dunque alla metà del girone d’andata. E’ il momento opportuno per tracciare un primo provvisorio bilancio sulla Sidigas Avellino di questa stagione. Per la Scandone si tratta del diciottesimo campionato consecutivo in massima serie; un numero che non va mai dimenticato, sia per meglio capire quanto consolidata sia la realtà avellinese nel panorama cestistico nazionale, sia per evitare di nascondere l’ambizione che la Sidigas Avellino 2017-2018 ha, ovvero quella di migliorare il già buon risultato dell’ultima stagione, passata sotto la guida di Pino Sacripanti.

L’anno scorso il roster era costruito con l’intento di esaltare le qualità di Joe Ragland, fuoriclasse assoluto capace di vincere partite anche da solo; il cestista di West Springfield aveva, all’ottava giornata del campionato 2016/2017, una media di 17,6 punti in 31 minuti di impiego sul parquet, con 5,2 assist ed una valutazione media di 18; oltre a questo, si nota come tentasse in media circa 13 tiri a partita (7,8 da due, 5,7 da tre) attestandosi su una percentuale complessiva dal campo di quasi il 50%. Un autentico “accentratore” del gioco, un go-to-guy, insomma. Una figura che nel roster di quest’anno sembra mancare. Jason Rich , ad esempio, è un giocatore che viaggia su statistiche simili al tiro (17,9 di media, con 14 tiri tentati in media, anche se tira più da due che da tre punti) ma fornisce la metà degli assist (2,6). Va precisato che sul suo rendimento influisce anche l’assenza nelle ultime due partite di Fitipaldo, che ha costretto Rich a maggiori compiti in cabina di regia; fino alla sesta giornata, infatti, il cestista della Florida giocava in media 28 minuti e forniva poco più di 1 assist in media a partita; le sue grandi doti in palleggio hanno consentito di attuare questa soluzione di emergenza, ma è comunque innegabile che Rich sia un giocatore che non ha le stesse caratteristiche di Ragland, essendo più una guardia tiratrice che un playmaker.

Colpisce invece il miglioramento di Maarten Leunen: sarà anche per il grado di Capitano che ricopre in questa stagione, ma l’ala di Vancouver ha migliorato tutte le sue statistiche rispetto all’ottava giornata del campionato scorso; rispettivamente: 9,8 punti contro 8,4 / 30,8 minuti contro 27,6/ 7,1 rimbalzi contro 5,1 /3,3 assist contro 2,8 , e soprattutto 16,1 di valutazione contro 13,1. Un giocatore fondamentale per gli equilibri di squadra e di spogliatoio. La leadership di “Martino” era probabilmente in predicato anche prima di cominciare la stagione, ma non era comunque semplice tradurre in fatti concreti le speranze della pre-season; Leunen ci sta riuscendo benissimo, fino ad ora.

Possiamo poi mettere ancora a confronto giocatori che si sono avvicendati negli altri due ruoli di esterni; ci si riferisce in particolare ai paragoni tra le guardie Dezmin Wells e Levi Randolph e tra le ali piccole Thomas Scrubb e Adonis Thomas. I primi due hanno una media punti molto simile (13,4 contro 13,1), ma si nota che il primo è, rispetto al secondo, un miglior “catalizzatore di falli“, subendone in media 4 a partita contro il solo 1,9 dell’ex numero 20; certamente ciò dipende dal fatto che Wells ha una fisicità maggiore rispetto a Randolph, quindi riesce a creare più situazioni di pericolo dal palleggio, tentando numerosi uno-contro-uno che sfociano spesso in fallo del difensore; possiamo certamente affermare che Sacripanti ci abbia guadagnato da quest’avvicendamento, anche considerando i limiti caratteriali di Randolph(non pervenuto nelle partite che contavano di più) che Wells sembra non avere: sembra infatti rendere meglio quando la posta in gioco è più alta. Procedendo con l’altro paragone, qui sicuramente siamo di fronte a giocatori con caratteristiche diverse: più realizzatore Thomas, più difensore-rimbalzista Scrubb; se “AD” infilava mediamente 12,4 punti a partita, l’anglo-canadese quest’anno si ferma a 7,9, ma risulta essere molto più efficace a rimbalzo ( 5 a partita contro i soli 2,7 del suo predecessore); pur essendo evidente che Scrubb sia chiamato agli straordinari sotto le plance data l’assenza dei due centri titolari, egli possiede in ogni caso ottime doti di saltatore, e soprattutto è arrivato già pronto per applicarsi sulle rotazioni in difesa, cosa che l’ex numero 55 ha acquisito,invece, solo nel corso del tempo. Il tempo, appunto, stabilirà se avere un “tre” con caratteristiche così diverse da quello dello scorso anno sarà o meno un’arma vincente.

Passando alle statistiche di squadra, la prima cosa che balza all’occhio è la perfetta parità di punti ottenuti (12, frutto di sei vittorie e due sconfitte), così come si nota che alcuni dei difetti della squadra dello scorso anno siano rimasti inalterati, come ad esempio il dato sulle palle perse: 14,3 a partita contro le 13,9 dello scorso anno; è rimasta quasi identica anche la media-punti realizzati ad ogni partita (79 contro 79,6), così come quella dei punti subiti (totali 608 contro i 604 del 2016/2017) ; tutto ciò rivela una certa una continuità del “sistema di gioco” impostato dall’allenatore; Sacripanti ha sicuramente messo la sua impronta su quanto di buono la Sidigas stia facendo negli ultimi due campionati. Certo, qualche piccola differenza c’è, come ad esempio per quel che riguarda il tiro: quest’anno la Sidigas tira di più da due(168/311 contro 151/288 ), mentre da oltre l’arco la differenza risulta essere più qualitativa che non quantitativa (66/181 contro 77/189, quindi una percentuale che è scesa dal 40,7 al 36,5 ); a questo proposito si può affermare che, al netto delle caratteristiche dei singoli tiratori (Randolph e Thomas erano più precisi da tre rispetto a Wells e Scrubb), una spiegazione esaustiva a questa discrepanza statistica la può dare l’assenza prolungata di Fesenko: l’ucraino, infatti, è un atleta che ha numerose soluzioni dal post-basso, riuscendo così ad “aprire il campo” come pochi, favorendo i ribaltamenti di lato e dunque i tiri aperti, quelli più facili da realizzare, per i suoi esterni; la qual cosa, con N’diaye a fungere da pivot risulta essere molto difficile, essendo il senegalese un “lungo verticale” che dunque ha bisogno di attaccare il canestro dall’area pitturata per essere efficace, finendo inevitabilmente per passare di meno la palla ai suoi compagni liberi oltre l’arco.

La Sidigas di quest’anno, insomma, promette quantomeno di ricalcare le orme di quella dello scorso anno; ha dalla sua il vantaggio di essere più coesa e meno dipendente dal singolo Ragland, così come sembra avere un maggior potenziale di miglioramento, sia in virtù della maggiore esperienza del roster, ma sopratutto perchè ha ancora l’infermeria piena, e dunque, non è mai stata al completo dall’inizio della stagione. Nonostante le assenze, la Sidigas è lì, a lottare per le posizioni di vertice sia in Campionato sia in Champions League; ma tutti gli appassionati della Scandone sanno che bisognerà aspettare di avere tutti i giocatori a disposizione per poter veramente essere in grado di competere con le squadre più forti.

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