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Pallacanestro Cantù, Davon Jefferson: “Crisi passata, Cantù da playoff. Con la Sidigas Avellino grande partita, Milano la più forte ma…”

La Sidigas si prepara a sfidare la PallaCanestro Cantù domani sera a Masnago, nella prima giornata di ritorno. Una Sidigas che partirà per la Brianza con soli 8 giocatori, i quali saranno poi chiamati anche per la gara in Turchia con il Banvit. Infermeria piena, dunque, in casa Scandone. Coach Pashutin, ieri, ha elogiato la Scandone per il suo girone di andata. 

Elogi che arrivano anche da una delle stelle di Cantù, Davon Jefferson, che a La Gazzetta dello Sport, ha parlato di diversi temi inerenti la sua squadra e il momento di crisi che sembra essere passato. Parole anche sul campionato.

Queste le parole di Jefferson: “In tutte le leghe dove ho giocato sono sempre approdato ai playoff questo è il mio obiettivo anche qui a Cantù. Oggi siamo nella terra di mezzo, per colpa di qualche sconfitta evitabile, ma sono convinto che possiamo entrare nelle prime otto. La squadra ha un potenziale molto alto, dobbiamo migliorare in difesa e nell’esecuzione degli schemi. A volte ci capita di cadere in cali di concentrazione che ci costano molti errori. Crisi societaria? Il momento più critico lo abbiamo vissuto due mesi fa. Ma adesso va molto meglio e non posso lamentarmi. Cantù ha un’organizzazione molto professionale, c’è un bel rapporto coi compagni e coach Pashutin è una persona eccezionale. Pensiamo solo a giocare. In tutta la mia carriera, tranne le esperienze che ho vissuto in Cina e negli Emirati quando sono stato ingaggiato un paio di settimane per giocare solo i playoff, ho sempre iniziato e finito la stagione con la stessa squadra. Non mi piace lasciare il lavoro a metà. Sono arrivato in Italia a 32 anni con la famiglia perché volevo provare questa esperienza e le eccellenze del vostro Paese. Mi riferisco al cibo, la moda, l’arte e l’architettura. Qui ho scoperto la vera Caprese, amo quel piatto. Negli Usa divoro pomodori e mozzarella ma il formaggio italiano è tutta un’altra cosa. Come ho iniziato col basket? Veramente da ragazzino volevo giocare a football. Ero un discreto wide receiver al liceo. Poi mi sono dedicato ai canestri. Ho fatto solo un anno al college di USC dove mi sono laureato in terapia muscolare, specializzato in riabilitazione, i miei compagni erano Ty Gibson (oggi a Minnesota), DeMarr DeRozan (San Antonio) e Daniel Hackett, un bravissimo ragazzo che si è ambientato da noi ascoltando la musica del rapper Lil Wayne. Sono sempre stato un uomo squadra, anche troppo altruista. Infatti la mia qualità principale è il passaggio. Col tempo ho affinato il tiro e sono diventato un buon attaccante. La Serie A? Ogni partita è difficile. Ora ci aspetta una partita dura contro i secondi della classe, la Sidigas Avellino e sarà una bella partita. Milano è la squadra più forte ma solo alla fine si vedrà chi è il migliore. Cantù a parte, faccio il tifo per Venezia perché ho un profondo rapporto di amicizia con Daye. Se non vincerò io lo scudetto, vorrei che lo vincesse lui”.

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