Avellino – L’impero di Taccone è crollato: non lo ama più nessuno

A nove anni dall’acquisizione della società, pare sempre più vicino l’addio di Walter Taccone al ruolo di azionista di maggioranza dell’Us Avellino. La trattativa con Italpol prosegue con il patron biancoverde che continua a dirsi fiducioso sul buon esito della stessa. Taccone è pronto a dare un taglio netto. Non il primo, visto che quello con l’ambiente si è registrato ormai da tempo. Dalle promesse non mantenute ai risultati di campo, passando per le trattative di cessione delle quote e le vicende giudiziarie che hanno coinvolto nel recente passato l’Avellino, sono molti i motivi che hanno creato una frattura insanabile tra il presidente dei lupi e la stragrande maggioranza del popolo biancoverde.

LE GRANE SOCIETARIE

[tps_title]Questione societaria[/tps_title]

Più volte nel corso degli ultimi mesi Taccone è stato in procinto di accettare le offerte per la cessione di parte del pacchetto azionario. Alla fine, però, tutto si è concluso con un nulla di fatto. In principio fu la coppia Gubitosa-D’Agostino, poi ci fu il discusso ingresso di Ferullo (allontanato a furor di popolo dopo pochissime settimane). Ma la trattativa più clamorosa è stata senza dubbio quella con Michele Gubitosa. Il patron di HS era pronto ad accollarsi debiti e buonuscita del patron (come attestato dai documenti ufficiali pubblicati sul nostro sito qualche mese fa), ma Taccone cambiò più volte idea a riguardo fino a negare del tutto la volontà concreta da parte del neo-deputato di acquistare l’Avellino: “La proposta di Gubitosa non era seria, non è mai arrivata in sede”. Anche la trattativa in essere con Italpol presenta non poche nubi. Gli acquirenti chiedono tempo, Taccone vuole chiudere in fretta. Si arriverà davvero al closing?

I PROCESSI NON FINISCONO MAI

[tps_title]Processi[/tps_title]

A frenare tutti coloro che intendono rilevare la società non è soltanto la situazione debitoria, ma anche quella processuale del club biancoverde. Nel corso degli ultimi anni, volente o nolente, l’Avellino è finito troppe volte in tribunale trovandosi implicato in situazioni per nulla piacevoli. L’ultima, ma non la meno importante, è quella relativa all’ormai famoso processo “Money Gate” sulla tentata combine della gara tra Catanzaro e Avellino. Dopo il proscioglimento dello scorso dicembre per mancanza di prove concrete e il conseguente ricorso della Procura Federale, si tornerà in aula il prossimo 11 aprile. L’Avellino trema ancora.

QUANTI DEFERIMENTI

[tps_title]Deferimenti Arini-Trotta[/tps_title]

Non sono solo i grandi processi ad aver macchiato in qualche modo la gestione societaria del patron Taccone. Nel 2016 infatti arrivarono deferimenti e multe anche per le vicende Arini e Trotta. Nel primo caso, Taccone patteggiò 30 giorni di inibizione e 10mila euro di multa di fronte all’accusa della Procura di aver versato all’Andria BAT 80mila euro in nero per l’acquisto del centrocampista attualmente in forza alla Cremonese. Per quanto riguarda il caso Trotta, invece, la società biancoverde fu deferita per il mancato pagamento al Fulham del 35% sulla rivendita dell’attaccante casertano. A novembre arrivò il definitivo proscioglimento, ma anche in quel caso l’Avellino visse diversi mesi con la spada di Damocle della penalizzazione sulla testa.

LA GRANA DEL SETTORE GIOVANILE

[tps_title] Settore giovanile[/tps_title]

A proposito di deferimenti e di pagine nere, è impossibile non citare la triste vicenda del settore giovanile biancoverde. In quel caso a pagare furono sia Taccone (inibizione per 6 mesi, poi ridotta) che il ds De Vito, all’epoca responsabile del vivaio e squalificato per 4 mesi. L’accusa fu quella di aver affidato la gestione a dirigenti non competenti e di aver violato da un punto di vista logistico le norme previste dalla “Carta dei Bambini”. Al di là dell’aspetto giudiziario, è anche la gestione sportiva a lasciare a desiderare. L’Avellino ha sempre sottovalutato il settore giovanile, considerato quasi come un peso piuttosto che come una risorsa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, l’impossibilità di attingere dal vivaio per la Prima Squadra pure.

OBIETTIVI MANCATI

[tps_title]Obiettivi[/tps_title]
Se si tralascia l’avvincente triennio Rastelli, l’Avellino ha sempre fatto una grande fatica nel raggiungere i risultati sportivi sperati. Perlomeno se si considerano le dichiarazioni del presidente Taccone, che più volte si è lasciato andare a previsioni ottimistiche sugli obiettivi della squadra. Come quest’anno, quando ha pronunciato la parola “playoff” persino nei momenti più bui. Arrivando a parlare di fallimento nel caso in cui l’Avellino non si qualificasse alla post-season. Contribuendo così a mettere in difficoltà Novellino, che nella conferenza stampa prima della gara con la Pro Vercelli ha sottolineato come la squadra fosse costruita soltanto per la salvezza. Un film già visto anche nelle precedenti gestioni tecniche.

[tps_title]Allenatori[/tps_title]

Nemmeno Rastelli, nel suo triennio in Irpinia, è stato risparmiato dalle uscite infelici del patron. E di fronte alla sua decisione di lasciare Avellino per trasferirsi al Cagliari, Taccone cercò di fare la voce grossa minacciando di non liberare il tecnico salvo poi ripensarci nel giro di qualche ora. Anche il rapporto con Tesser non fu dei migliori. Nonostante il cammino tranquillo in campionato, il patron decise di esonerarlo dopo la sconfitta interna con la Ternana. I pessimi risultati conseguiti da Marcolin (scelta disastrosa, come il triennale fatto firmare a Toscano nell’estate successiva) costrinsero Taccone al dietrofront. Ad essere richiamato fu l’intero staff di Tesser. Ad eccezione del compianto Paolo Pagliuca, collaboratore tecnico della società sin dal 2009. Un vero e proprio mistero. Un trattamento che Pagliuca, professionista esemplare e soprattutto uomo di alti valori morali, non avrebbe assolutamente meritato.

LE PROMESSE MANCATE

[tps_title]Triangolare Pagliuca[/tps_title]

Dopo la scomparsa di Pagliuca proprio dal nostro sito nacque l’idea di organizzare un torneo triangolare per onorarne la memoria e tenerne vivo il ricordo. Taccone accolse con entusiasmo l’iniziativa, promettendo in conferenza stampa di impegnarsi in prima persona per l’organizzazione della serata con tanto di data preannunciata (28 luglio, ndr). Solo a parole, però. Del triangolare, infatti, non si è poi avuta traccia. Senza che nessuno ne spiegasse il perché.

LE FANTA-AMICHEVOLI

[tps_title]Amichevoli[/tps_title]

Quella scorsa sarebbe dovuta essere l’estate delle grandi amichevoli, a giudicare dalle parole del presidente. Il memorial per Pagliuca avrebbe dovuto anticipare di qualche giorno il test con la Roma di Di Francesco. Una certezza per Taccone e la stampa vicina alla società. Al punto tale che giravano già inviti ufficiali per la manifestazione e kit design per la maglia celebrativa. Al Partenio, però, De Rossi e compagni non si sono mai visti. Né ad agosto né nella sosta delle nazionali, come ipotizzato in un secondo momento dal club biancoverde in una nota ufficiale.

I RAPPORTI CON I TIFOSI

 

[tps_title]I tifosi[/tps_title]
I dissapori con l’ambiente, come visto, partono da lontano. Ma il vero “breaking point” con i tifosi si è avuto solo negli ultimi mesi. Prima le belle parole per la città di Salerno, poi il durissimo sfogo in seguito alla bella vittoria sul Brescia. Prima ai microfoni di PrimaTivvù (“Senza di me tornate in Serie D”), poi a quelli di OttoChannel: “Mi hanno rotto i coglioni…”. Parole pesantissime. Di quelle che un presidente non dovrebbe mai nemmeno pensare di pronunciare. A maggior ragione in un contesto già infuocato come quello biancoverde. Un fuoco che Taccone ha contribuito in maniera considerevole ad accendere.
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