Ha rischiato di morire Eugenio Abbattista. L’arbitro della Can B di Molfetta, si è schiantato contro un Tir in sosta lungo l’autostrada Napoli/Bari nella mattinata di mercoledì scorso. La sera prima aveva fischiato all’Arechi in Salernitana-Entella (terminata 2-2). Auto distrutta, finisce in una scarpata e perde conoscenza per diversi istanti. L’autista del mezzo riparte senza prestare soccorso. Ma dall’altro lato della carreggiata c’è un operatore della Croce Rossa italiana non in servizio. Il suo nome è Ciro Carbone, operatore del 118, tifosissimo dell’Avellino. Nota che qualcosa non va da lontano. Ferma il mezzo e in fretta attraversa l’autostrada (rischiando la propria incolumità) e presta i primi soccorsi. Non sa chi sta soccorrendo (lo saprà dopo con la lettera di ringraziamenti). Ma il suo intervento è decisivo e risolutivo. Allerta le forze dell’ordine dopo aver messo in sicurezza Abbattista. L’arbitro verrà trasportato nel vicino ospedale e poi dimesso. Poi, la lettera di ringraziamento e la telefonata al suo “eroe”.
[tps_title]La lettera[/tps_title]Gentile Presidente, sono Eugenio Abbattista, 33 anni di Molfetta, arbitro Can B, a cui mercoledì 2 marzo u.s., verso le 11.30, tornando da Salerno, dove la sera precedente avevo arbitrato la partita di campionato di calcio di serie B, Salernitana-Entella, è accaduto un incidente in autostrada A16 km 67-68 direzione Bari, nei pressi dello svincolo/uscita per Benevento. Nella circostanza è accaduto che mentre affrontavo la curva antecedente lo svincolo su indicato, ad una velocità tra i 110/120 km/h (come poi certificato dalle autorità di polizia) nel lato destro della carreggiata rinvenivo davanti a me un veicolo Tir completamente fermo, senza alcuna segnalazione di pericolo o transito anomalo, e non avendo alcuna possibilità di evitarlo lo tamponavo violentemente finendo poi nella piccola scarpata dello svincolo con la mia autovettura quasi completamente distrutta. Il conducente del Tir abbandonava, il luogo del sinistro, ripartendo senza prestare soccorso. Il primo soccorso lo ricevevo da un operatore CRI alla guida di un’ambulanza fuori servizio, il Sig. Ciro Carbone, che transitava nell’altra carreggiata (direzione Napoli) e che, resosi conto dell’accaduto, mi raggiungeva e prestava le prime cure, chiamava poi l’unità del 118 e la Polizia Stradale. Ebbene, Sig. Presidente, è proprio il gesto e l’atto compiuto da Ciro Carbone che voglio rimarcare, insolito in un’epoca di “indifferente globalizzazione”, come ribadito dal papa durante l’angelus domenicale. Il suo intervento è stato encomiabile e determinante affinchè le mie condizioni fisiche non peggiorassero e i traumi si trasformassero in lesioni. La tragedia ha avuto un risvolto evangelico grazie all’umanità di Ciro Carbone, a cui sarà sempre grato, e che ringrazio di cuore. Ringrazio infine la sua Associazione che annovera uomini come Ciro e che è quotidianamente al servizio della gente.
Grazie
Eugenio Abbattista
“Sono un operatore del 118 di Avellino ma quel giorno non ero in servizio e forse solo il destino ha voluto che io fossi li in quel momento”. Sono le parole di Ciro Carbone, il ragazzo che ha prestato i primi
“Ero andato a far applicare degli adesivi sull’ambulanza quando sull’autostrada tornando verso Avellino ho visto delle auto ferme con persone in strada sulla corsia opposta. Non ho esitato a fermarmi e attraversato la corsia ho capito subito che la situazione era grave. L’uomo era incastrato tra le lamiere in condizioni di semi incoscienza. Gli ho prestato i primi soccorsi e sono riuscito a farlo riprendere. Ho constatato che tutte le funzioni vitali erano nella norma e ho allertato i soccorsi. Quando il signor Abbattista ha ripreso conoscenza ha iniziato a sopraggiungere la paura ed allora ho cercato di tranquillizzarlo”.
Il signor Arbitro è stato colpito dal tuo intervento encomiabile e dalla tua umanità.
“Il nostro lavoro ci fa trovare spesso in situazioni come queste e per me era normale stargli vicino, cercare di rassicurarlo e fargli capire che era solo questione di tempo e tutto si sarebbe risolto. Abbiamo parlato e gli ho spiegato tutto quello che succedeva tenendo sempre a bada il suo stato di salute. Siamo stati insieme quasi un’ora mentre lui era tra le lamiere. Non sono un eroe ma una persona felice che tutto si sia risolto per il meglio”.