Il paracadute delle retrocesse: a quanto ammonta e le sue stranezze

Ogni tanto ne sentiamo parlare allo stadio a proposito delle neo retrocesse dalla Serie A alla Serie B. Ne abbiamo dette di tutti i colori sull’ammontare del famoso “Paracadute di retrocessione” ma in cosa consiste realmente?

Si tratta del contributo che la Lega di Serie A riconosce alle squadre retrocesse in B per evitare che la retrocessione sia troppo dura dal punto di vista finanziario e che metta a repentaglio la sopravvivenza stessa del club. Il paracadute non convince molte società di serie B ed il motivo è da ritrovare nella possibilità di inserire nel torneo cadetto delle autentiche corazzate, con possibilità economiche maggiori rispetto alle altre.

Il costo di una retrocessione è stato calcolato nell’ultimo ReportCalcio2016, realizzato da PWc, Figc e Arel, con un focus sulla media dei bilanci delle società interessate da questi eventi sportivi nell’ultimo quinquennio. Partendo dalla retrocessione dalla Serie A alla Serie B, il rapporto rileva come una società che dalla Serie A scende in B vede diminuire il valore della produzione mediamente di 15,6 milioni, il 95% in meno dovuto alla diminuzione dei ricavi da diritti radiotelevisivi, mentre il costo della produzione scende solo di 11,6 milioni a causa del peso dei contratti pluriennali dei calciatori, per un impatto negativo medio netto di oltre 4 milioni. Danni economici che naturalmente crescono con il perdurare della permanenza in B.

Pag.21 del Report 2016

 

Prima di tutto iniziamo a dare i numeri riguardo il campionato maggiore di Serie A: 1,2 miliardi di euro l’ammontare del valore totale dei diritti televisivi, 980 mln di euro da distribuire tra le 20 squadre di Serie A, 60 sono i milioni dedicati alla squadre che retrocedono dalla Serie A alla B, fino alla stagione 2015/2016 il paracadute era di 30 milioni di euro.

Questi 60 milioni di euro sono cosi ripartiti:

In caso di quota residuale, ad esempio retrocede una squadra che sta da meno di 2 anni in Serie a, questa verrà destinata al club retrocesso con 3 anni di anzianità in serie A nel caso in cui questo non venga immediatamente promosso.

Ovviamente in quanto retrocesse, le squadre in questione non riceveranno alcun contributo dallla Lega di B in quanto a mutualità.

L’anno scorso il criterio del paracadute ha presentato una falla, venuta alla luce nelle ultime settimane di campionato grazie al paradosso della partita tra Palermo-Verona, vinta dai palermitani per 3-2, in cui al già retrocesso Verona viveva il dilemma se conveniva perdere e garantire la salvezza al Palermo, in modo tale da non rimetterci potenzialmente 15 milioni di euro.

Le squadre retrocesse dalla Serie A alla B furono, dall’ultima alla terzultima, Verona – Frosinone e Carpi. La suddivisone del paracadute vede il Verona ricevere 25 mln, il Frosinone 10 mln ed il Carpi 10 mln in B. Totale 45 milioni. Residuo 15 milioni: che il Verona riceverebbe nella stagione 2017/18 in caso di mancata promozione in questa stagione corrente (2016/2017).

L’idea del paracadute, non è una esclusiva del calcio italiano, anzi, viene utilizzata anche dalla ricchissima e prestigiosa Premier League (Paracadute Payment). Dove l’assegno è ancora più alto senza destare polemiche e scalpori, questi tutti italiani. Ogni club retrocesso dalla Premier ha percepito complessivamente circa 65 milioni di sterline (90 milioni di euro) spalmato in 4 anni, si interrompe se la squadra ritorna ne campionato maggiore.

Se parliamo di paracadute dalla Serie B alla Lega Pro, le cose cambiano drasticamente, le cifre si riducono: 900mila euro alla quartultima, 800mila alla terzultima, 700 alla penultima e 600 all’ultima squadra classificata.

Exit mobile version